Cittadini e mobilità: il ruolo del trasporto pubblico non tradizionale nell’area metropolitana dello Stretto
Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro inerente allo sviluppo del sistema dei Trasporti nell’area metropolitana dello Stretto attraverso l’istituzione del Bacino ottimale interregionale per la programmazione e la gestione dei servizi di trasporto pubblico nell’Area integrata dello Stretto.
Il tema dell’area metropolitana dello Stretto è ormai ben noto agli addetti e non, tuttavia ritengo doveroso, come tecnico, approfondire alcuni aspetti.
Nella progettazione dei servizi di trasporto pubblico (tradizionali e non) si pone, quasi sempre, la scelta di dimensionare il servizio rispetto a specifiche esigenze di mobilità (quelle che riescono a produrre consistenti flussi di mobilità come per esempio gli spostamenti sistematici, oppure quelle delle fasce sociali più deboli). Esigenze di mobilità che si modificano con la trasformazione delle aree urbane ed in funzione delle dinamiche economiche e demografiche. Emerge quindi la necessità di aggiornare il servizio pubblico in modo da cogliere la complessità e l’articolazione dei fenomeni urbani.
Il processo di delocalizzazione delle funzioni produttive e delle famiglie, la diffusione sul territorio delle attività, la crisi economica e la carenza strutturale di fondi hanno comportato una progressiva diffusione della mobilità nelle aree più esterne a quelle centrali, un graduale aumento della mobilità durante tutto l’arco della giornata e in sempre più vaste porzioni di territorio, un allargamento delle tradizionali “punte” in più estese fasce orarie.
Accanto a questa generale tendenza di diffusione della mobilità, caratteristica delle organizzazioni territoriali più mature, si rileva una “specializzazione” del trasporto pubblico verso le componenti più sistematiche della mobilità, generalmente espresse da quella quota di popolazione che non sempre può disporre di mezzi di trasporto propri (per esempio gli studenti o gli anziani). Infatti l’evoluzione della domanda di trasporto pubblico indica un rafforzamento degli spostamenti in fasce orarie sempre più ristrette e connesse alla mobilità scolastica, mentre sempre più debole appare la domanda soddisfatta connessa alla mobilità non sistematica.
Nell’ambito delle peculiarità delle diverse tipologie di domanda e in relazione alla complessa struttura dell’offerta, occorre definire forme di trasporto pubblico complementari a quelle tradizionali e improntate sulla logica della flessibilità nella scelta dei percorsi, nella sequenza delle fermate, nei tempi (orari e frequenze): servizi a chiamata, servizi flessibili sul territorio e nel tempo, taxi collettivi, servizi speciali per persone con difficoltà motorie ed in aree a domanda debole.
Orbene, il servizio a chiamata è una tipologia di servizio (flessibile) che può soddisfare a pieno le richieste delle esigenze di mobilità espresse dalle diverse categorie di utenti nella già costituita (sulla carta) “Area metropolitana dello Stretto di Messina”. È un modo per estendere il servizio di trasporto pubblico locale in aree nuove, decentrate, dove il servizio di linea convenzionale è scarsamente percepibile per l’insufficiente numero di corse o perché non è mai arrivato. La corsa viene effettuata solo quando serve ed al tempo previsto, evitando all’utente le attese.
Il servizio a chiamata è una soluzione per le aree a domanda debole o non omogenee, aree periferiche, aree rurali, aree montane, aree dove, in alcune fasce orarie, il servizio non esiste (servizio notturno, servizio festivo, corse in orari di fascia morbida); è dunque una filosofia operativa da cui si possono trarre grossi vantaggi quando il servizio tradizionale risulta essere contemporaneamente poco attraente per l’utente e non economico per chi lo fornisce.
I servizi a chiamata sono, inoltre, da considerare come una nuova modalità (strumento) di progettazione dinamica: in funzione del numero di richieste ricorrenti è possibile costruire un servizio di alta qualità e maggiormente efficiente che con il tempo può essere trasformato in servizio convenzionale. Il monitoraggio continuo, attraverso la gestione delle richieste, della domanda di mobilità, all’interno di una determinata area o bacino, consentono di calibrare una offerta di trasporto pubblico sempre più vicina alle esigenze dell’utenza.
L’implementazione del servizio flessibili nell’Area metropolitana potrebbe rappresenta l’occasione per avviare una incisiva operazione di ridefinizione dei servizi di trasporto pubblico fondata sulla reale conoscenza della mobilità (le richieste consentono di monitorare, in tempo reale, le caratteristiche degli spostamenti) attraverso la quale costruire un servizio tagliato sulle esigenze manifestate dalle diverse categorie di utenti.
L’area metropolitana dello Stretto di Messina ed il momento congiunturale delle due città metropolitane propendono per queste soluzioni, sempre che vi sia la volontà e la professionalità per sviluppare soluzioni ormai consolidate sul territorio italiano ed europeo.
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MARCO FOTI
Marco Foti, pugliese di origini, ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato, presso l’Università Mediterranea, in ingegneria civile, indirizzo trasporti.
Ha iniziato la propria attività professionale presso l’ateneo di Reggio Calabria in parallelo alla libera professione nel settore dell’ingegneria civile e dei lavori pubblici.
Vive in Liguria dove è Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova. Esperto di pianificazione e programmazione dei sistemi di trasporto e dei servizi di logistica, è stato membro della Commissione Trasporti dell’Ordine di appartenenza ed è stato selezionato tra gli esperti di riferimento per il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per il periodo 2011-2012 e 2016-2017.
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