Donald Trump verso la Casa Bianca. Borse in calo
MANCANO i risultati di tre Stati, e appena tre voti perché Donald Trump sia eletto presidente degli Stati Uniti.
Nella notte più lunga della politica americana. I volti di Hillary Clinton e Donald Trump nelle spillette delle persone che assistono allo spoglio in diretta del loro futuro. L’Empire State Building è un enorme schermo, le persone sono per le strade, diero le transenne, davanti alle tv nelle case, riflesse nei loro telefoni. Alla mezzanotte italiana (le 6 sulla costa Est) chiudono i primi seggi in Kentucky e in Indiana, entrambi considerati ‘safe’ (sicuri) per i repubblicani e dove vince Trump, che si aggiudica subito anche il West Virginia. E dà il via al conto alla rovescia. Dopo aver assistito a un’estenuante campagna elettorale piena di veleni, polemiche e colpi bassi, circa 220 milioni di aventi diritto sono stati chiamati oggi a scegliere il successore di Barack Obama. Ad aspettare il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Con la vittoria di Donald Trump si “concretizza una piccola speranza” per migliore i rapporti russo-americani, anche se Trump “sarà frenato dal Congresso a trazione repubblicana”. Così Konstantin Kosachev, presidente delle Commissione Affari Esteri del Senato russo
Donald Trump vince anche in Alaska. Lo riportano le proiezioni la Cnn secondo cui il candidato repubblicano ha battuto Hillary Clinton con oltre il 53%. L’Alaska vale 3 Grandi elettori.
“Gli echi della Brexit” si sentono nella corsa verso la conquista della Casa Bianca del candidato repubblicano Donald Trump. È quanto si legge nell’edizione online del Times
Marine Le Pen è la prima a congratularsi su Twitter con Donald Trump: “Congratulazioni al nuovo presidente degli Stati Uniti e al popolo americano libero”
Félicitations au nouveau président des Etats-Unis Donald Trump et au peuple américain, libre ! MLP
In poche ore la mappa degli Usa inizia a colorarsi di blu, ma dopo poco è quasi completamente rossa. Lo staff di Trump, all’inizio scoraggiato – “Ci vorrebbe un miracolo” aveva detto un suo consigliere di alto livello – in breve cambia tono, Trump riprende terreno e non frena più. Le foto su Twitter del quartier generale sono di festa. L’imprenditore sorride, fa segni di vittoria, intorno strette di mano, abbracci. Non è neanche importante che a seggi ancora apertissimi, i collaboratori del tycoon avessero presentato in Nevada un primo ricorso contro il voto, respinto dopo poche ore dal giudice.
Hillary Clinton vince Vermont, Delaware, Illinois, Maryland, Massachusetts, New Jersey, Rhode Island, District of Columbia, New Mexico e New York. Con le ore che passano anche i sostenitori diventano cauti, Obama dice: “Comunque vada l’America resta una grande nazione. Domani mattina sorgerà lo stesso il sole”, la stessa Hillary twitta: “Qualsiasi cosa accada, grazie lo stesso”. Poi vince Virginia, California, Oregon, Hawaii e Colorado. Ma non basta.
Trump si aggiudica Oklahoma, Mississippi e Tennessee, Alabama e South Carolina. Poco dopo Arkansas, Nebraska, South e North Dakota, Wyoming e Texas. Il New York Times per la prima volta cambia le proiezioni e lo dà vincente al 54 per cento. I bookmakers vibrano, le scommesse voltano le spalle a Hillary, non è più una vittoria sicura. Le borse crollano, l’oro acquista valore, Tokyo cade. E Trump continua ad aggiudicarsi Stati, arrivano Montana e Missouri, Idaho, Utah e poi l’Ohio, la chiave che ogni presidente americano ha sempre tenuto in mano prima di aprire la porta della Casa Bianca. Di chiavi prende anche la Florida e il North Carolina, e vola via. Al suo quartier generale, quando in Italia non è ancora l’alba, iniziano i festeggiamenti. Utah, Georgia, Iowa, Pennsylvania.
In bilico resta il Michigan ma il tycoon è al momento avanti nella corsa per la Casa Bianca, con 244 grandi elettori contro i 215 della rivale democratica. Sono necessari almeno 270 grandi elettori (i delegati che formalmente eleggeranno il 19 dicembre il presidente Usa) su 538 per conquistare la presidenze. Un giornalista del quotidiano francese Liberation, presente nel cuore di una città tradizionalmente democratica, cattura le parole di una ragazza, al telefono con la sorella: “È una follia”. “La folla non osa parlare” commenta il cronista, colpito dal silenzio tetro che avvolge Times square, a New York.
Trump trionfa nelle aree del Paese a forte presenza di elettori bianchi, facendo molto meglio di Mitt Romney sconfitto quattro anni fa da Barack Obama. Mentre Hillary Clinton non riesce ad attirare i voti delle minoranze che furono la chiave dei successi del presidente uscente. È questa una prima analisi, a caldo, del Washington Post del sorprendente risultato elettorale che vede Donald Trump proiettato verso la vittoria.
I repubblicani, come previsto, confermano il controllo della House of Representative, anche se la maggioranza si riduce. Secondo Nbc il Grand Old Party avrebbe 235 seggi contro i 247 delle precedenti elezioni del 2014; i democratici che ne avevano 185 sarebbero saliti a quota 200. I repubblicani hanno strappato ai democratici la Camera sin dal 2010. Ancora in bilico il Senato, dove sono in ballo 35 seggi su 100.
La possibile vittoria del candidato repubblicano Donald Trump è una zampata sull’economia mondiale. Il peso messicano (la moneta del Paese costante obiettivo di Trump, dalle accuse ai migranti bollati come criminali e al progetto di costruire un muro lungo il confine) ha perso il 5%. Anche la borsa di Tokyo è innervosita dall’andamento del voto: l’indice Nikkey, a metà seduta, a ceduto il 2,2% a quota 16.788,90. Il Giappone e i mercati asiatici temono l’eventule vittoria di Trump che tra i suoi obiettivi ha l’abolizione del trattato di libero scambio Ttp (Trans Pacific Partenership) firmato nel 2015 tra gli Usa e 12 Stati del pacifico.
Il prossimo presidente americano festeggerà a New York. Per la prima volta in oltre 70 anni, la metropoli americana ospita per l’Election Day sia il candidato repubblicano che quello democratico. (Repubblica)
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