“Il dono delle lacrime” di Barack Obama
“Ogni volta che penso a quei bambini non mi do pace”… L’uomo più potente della Terra scoppia a piangere mentre pronuncia queste parole. Non sono occhi ludici frutto di una commozione del momento, ma lacrime, calde, copiose, frutto di un dolore intimo quelle che tutto il mondo legge sul suo viso mentre il Presidente Barack Obama si riferisce alla strage avvenuta il 14 dicembre 2012 nella scuola elementare Sandy Hook a Newtown, in Connecticut.
La prima conferenza stampa del 2016 vede il Presidente americano lanciare una sua campagna politica per la riduzione delle facilitazioni nella vendita di armi e tuona come tante volte ha fatto Papa Francesco, contro le lobby delle armi: “Non possiamo accettare questa carneficina come il prezzo della nostra libertà. La lobby delle armi potrà anche tenere in ostaggio il Congresso, ma non può tenere in ostaggio l’America”. “Oltre 30.000 persone all’anno muoiono a causa delle armi da fuoco”, “centinaia di migliaia di americani hanno perso sorelle e fratelli, seppellito i propri figli”, Obama in definitiva, chiede tra le lacrime al Congresso americano di “proteggere i cittadini e i nostri bambini”.
Ultimo anno del suo ultimo mandato, il Presidente sa bene che la strada è in salita. La maggioranza dei senatori e congressisti del governo americano sono favorevoli alla libera circolazione delle armi; Obama ha ricordato come il diritto al possesso delle armi, previsto dalla Costituzione, non può però diventare un impedimento al godimento di altri diritti costituzionali, come quello alla vita. Quello della diffusione delle armi è tuttavia solo la punta dell’iceberg di una società che ha un altissimo numero di detenuti per abitanti, di malati psichiatrici, di tossicodipendenti, dove allarmante è la violenza scolastica e l’emarginazione sociale, dove la violenza è un modus vivendi che incarna il modello, il sogno americano, da imporre con la forza per una società che si sente libera, quasi onnipotente. E così le armi si vendono liberamente alle fiere, su internet, foraggiate dalla lobby armamentista, rappresentata da una vera e propria associazione, la National Rifle, un’organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da fuoco degli Stati Uniti d’America e che annovera tra i suoi sostenitori deputati, senatori e personaggi celebri, che hanno sempre difeso a suon di dollari quello che resta uno dei maggiori business del Paese.
Obama sa che la maggioranza della popolazione è dalla sua parte, stufa di essere in balia di squilibrati, che armati fino ai denti, entrano dappertutto come in una scuola ed uccidono senza pietà.
“Se un bambino non può aprire un contenitore di aspirine, dobbiamo fare in modo che non possa premere il grilletto di una pistola” ha detto ancora il Presidente che vuole un pacchetto di misure che prevedano valutazioni psicologiche sugli acquirenti delle armi, maggiore responsabilità e controlli per la vendita, il divieto di utilizzo da parte di alcuni soggetti.
Mentre scorrevano le immagini ed ascoltavo le parole di Obama non ho potuto fare a meno di pensare che al discorso di Papa Francesco al Congresso di Washington colpirono il mondo intero le lacrime di John Boehner, lo speaker della Camera, che non riuscì a trattenere la commozione sia prima che il Pontefice entrasse a Capitol hill, al momento del saluto alla folla, sia dopo, durante il discorso al Congresso. Ora, questa “grazia delle lacrime” come la definisce il Pontefice colpisce di nuovo il Paese a stelle e strisce.
La grazia delle lacrime, una grazia speciale quella che Papa Francesco più di una volta ha invitato a chiedere: “chiediamo il dono delle lacrime” ha spesso detto, “sono proprio le lacrime che ci preparano a vedere Gesù come degli occhiali” e ci preparano a vedere l’altro, il povero, il prossimo. Le lacrime, un regalo divino meraviglioso: si piange per tante cose, di gioia o di dolore. Mostrare le proprie debolezze, fragilità, è una prova di grande fiducia negli altri ed è segno di grande maturità. Essere se stessi, ma esserlo davvero, mettersi a nudo, è una grande prova di coraggio.
“Il ‘dono delle lacrime’, ci rende autentici e senza ipocrisia” … Scardina le nostre sicurezze intaccate dalla “ruggine del formalismo esteriore”: pare ci sono stati più di 50 tra discorsi, messaggi, omelie, lettere, meditazioni quotidiane, angelus e udienze nei quali Papa Francesco ha fatto un esplicito e diretto riferimento alle lacrime, alla funzione purificatrice del pianto o, più in generale, all’umana e insieme divina esperienza del piangere.
La declinazione delle lacrime è stata usata nella sua forma positiva, progettuale e propositiva: grazia, bontà e saggezza ha sempre sottolineato Francesco. Il pianto è sempre e comunque il linguaggio non verbale di un cuore traboccante non solo di preoccupazione, impotenza e dolore ma anche, e soprattutto, di amore, fiducia e tenerezza: “più che una scienza una saggezza” ci ammonisce il Papa per il quale anche “Dio piange” e mentre Dio sa piangere, l’“uomo globalizzato” invece diventa sempre più sterile e incapace di pianto.
Ed allora ci si augura che questa saggezza che deriva dalle lacrime di Barack Obama conduca ad una profonda riflessione che possa intervenire sulle motivazioni, sulle dinamiche della società americana oltre che sui sintomi del malessere come lo è l’uso inconsulto delle armi.
Intanto il Presidente che piange ha davvero la possibilità di giocarsi forse un’ultima coraggiosissima carta: passare alla Storia sfidando i trafficanti di morte, le lobby potenti dal dollaro facile, scardinando la follia del sogno americano; e non è cosa da poco.
Luisa Loredana Vercillo
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