Lamezia Terme, Don Pino Latelli “impariamo l’arte del dono e della condivisione”

«Impariamo l’arte del dono e della condivisione». Uno stralcio della risposta che Don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme, dà al lametino Mario che in una lettera  gli confessa   la preoccupante situazione che sta vivendo con l’avanzare della seconda ondata del Covid -19.

“Rev.mo don Pino, mi chiamo Mario e abito in una città del lametino. Mi rivolgo a Lei per confidarle che soprattutto in questi giorni in cui noi lametini siamo coinvolti maggiormente nel dramma del Covid, vivo in uno stato di apprensione e di ansia per la vita mia e della mia famiglia. Non abbiamo più pace in famiglia e non so più cosa fare e come vivere questo tempo di sofferenza. Ho bisogno urgentemente di una risposta”. Sono queste le parole che Mario affida a Don Pino Latelli, parroco in solido del Carmine di Lamezia Terme, con una lettera.

«Carissimo Mario, – risponde prontamente don Pino – a causa dell’emergenza Covid tanti papà e mamme vivono in ansia per la salute e la vita dei figli, tanti hanno perso il posto di lavoro e tanti vivono in condizioni di precarietà economica. Dinanzi a queste difficoltà nel cuore di ciascuno nasce spontaneamente questa domanda: che cosa dobbiamo fare? Ciò che dobbiamo fare prima di tutto è pregare, farlo con fiducia e con la certezza che il Signore non ci abbandona mai.  

È dall’inizio della pandemia che la Chiesa non cessa di elevare preghiere al Signore per chiedere la pace per coloro che soffrono in questo momento non facile per noi e per il mondo intero.  In tante circostanze Papa Francesco, il nostro Vescovo Giuseppe Schillaci, i sacerdoti sono stati accanto al popolo sofferente con affetto e vicinanza, pregando, condividendo questo momento e invitando tutti ad avere fiducia e speranza nel Signore. Madre Teresa ci incoraggia quando afferma: “A volte perdiamo la speranza e pensiamo che sia la fine; ma tu fermati un attimo, respira a fondo e ricorda: è solo un brutto periodo, passerà”.

Preghiamo dunque perché si fermi l’epidemia invocando l’intercessione di Maria in questo momento così difficile. “Nei momenti di pericolo, spontaneamente, – ci ricorda il Cardinale Angelo Comastri – i figli si rivolgono alla mamma che ha come primo compito quello di proteggere i figli nell’ora del pericolo. Da qui l’invocazione a Maria affinché ci liberi dal flagello dell’epidemia.  Riprendiamo la bella abitudine di pregare insieme come famiglia, ascoltando la Parola di Dio, facendo nostra la preghiera dei Salmi, recitando il Santo Rosario e partecipando alla Santa Messa. Ritorniamo a dare del tempo a Dio. Ritorniamo alla preghiera.

Sto sollecitando i miei parrocchiani da parecchio – continua il sacerdote – a pregare la Vergine Maria invocando la sua protezione con questa antica preghiera mariana: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”. San Bernardo ricorda che “non si è mai inteso al mondo che qualcuno sia ricorso alla Sua protezione e sia stato da Lei abbandonato”. Ricorriamo dunque, caro Mario, a Lei con umiltà e fiducia. Altresì sto chiedendo ai fedeli di invocare la sua protezione per le persone colpite dal virus e per quanti con spirito di abnegazione e di sacrificio, tra i quali gli operatori sanitari dell’Ospedale di Lamezia Terme e del comprensorio, stanno affrontando questa nuova emergenza.

Nella lettera, caro Mario, mi chiedi cosa fare e come vivere questo difficile tempo.

Innanzitutto facendoci uno con quelli che soffrono: quanti sono stati colpiti dal coronavirus, le loro famiglie, quanti piangono i loro morti; chi è solo, benché vicino a noi; ma anche tutti i malati, e poi i poveri; quanti vivono a contatto con la paura giorno e notte e non sanno che ne sarà del loro domani. Fermiamo dunque il dilagare del virus dell’indifferenza: non lasciamoci vincere dalla freddezza del cuore! Ritroviamo la voglia di compassione. Ritorniamo a compiere gesti di tenerezza, a incominciare dalle persone che ci sono più vicine.

In particolare mettiamo tutto il nostro impegno nelle relazioni domestiche. Riscopriamo la grazia di essere famiglia, ritorniamo a dedicare tempo ai figli, ritrovando il gusto di stare in casa insieme. Non alimentiamo il virus della divisione. Non lasciamoci contagiare dall’egoismo. L’epidemia da coronavirus ci costringe a prendere coscienza che stiamo tutti sulla stessa barca, che la Terra è davvero la Casa comune e che o ci salveremo insieme o non ci salveremo. In questi giorni è uscita anche la nuova enciclica di Papa Francesco dal titolo: “Fratelli tutti”. Sì, bisogna incominciare a guardare il mondo come ad una sola casa, e gli uomini tutti come ad una sola famiglia. La casa da custodire, i fratelli da amare senza condizioni e senza divisioni.

Cerchiamo di vivere questo tempo con maggiore semplicità – conclude il Prelato – riscoprendo le cose essenziali, le cose davvero importanti, ciò che conta realmente. Uno stile di maggiore sobrietà ci renderà più solidali con chi è povero veramente e tante cose non le ha. Proviamo a privarci un pò di più di ciò che abbiamo – che a volte è tanto e avanza – e impariamo l’arte del dono e della condivisione».

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