La riflessione dell’Arcivescovo Mons. Bertolone per la festa della “Candelora”

Quaranta giorni dopo il Natale. A quaranta giorni dalla solennità del Natale, la Chiesa è di nuovo in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al Tempio di Gerusalemme.

Candelora, una festa nata nel X secolo
È dal secolo X, allorquando la Gallia organizzò una solenne benedizione delle candele che si usavano in processione, che questa del 2 febbraio diventò anche, per l’Occidente latino, la festa della candelora. Oggi, mentre si accendono le candele, si canta l’antifona: Il Signore nostro Dio verrà con potenza,/ e illuminerà il suo popolo. Alleluia. Di fronte a questa luce, che viene da Maria presentata al Tempio, s’innalza sulle labbra del vecchio Simeone un cantico: Nunc dimittis… «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo/ vada in pace, secondo la tua parola,/ perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,/ preparata da te davanti a tutti i popoli:/ luce per rivelarti alle genti/ e gloria del tuo popolo, Israele. 2. La Madre è portatrice di luce.

Maria diventa portatrice di luce e oggi che la Chiesa ammette finalmente anche ai ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato si sottolinea la naturale dote di Annunciare il Vangelo
Mi piace oggi ricordare con voi che Maria, presentando il Figlio al Tempio, cioè a Dio, Padre divino del Bambino, diventa Selasfora, cioè portatrice di luce. Qual grande monito per tutte le nostre donne, che oggi la Chiesa ammette finalmente anche ai ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato, quasi per sottolinearne la “naturale” dote di annunciare la luce che viene dal Vangelo (prima che un libro, Vangelo è Gesù Cristo, la Buona notizia in Persona!) e di accompagnarne la presenza eucaristica quotidiana tra noi. Ogni donna sia portatrice di Luce e di Vita! Questo è un impegno peculiare in un’epoca in cui la donna – soprattutto le donne che vivono in contesti di arretratezza e crisi economica – viene ridotta talvolta alla sola dimensione corporea, per esempio a utero da affittare pur di soddisfare ad ogni costo il pur legittimo desiderio di maternità e paternità!

Se la Corte Costituzionale riconosce la tutela dei diritti dei figli anche delle coppie omosessuali la tutela dei nascituri passa per le donne madri
Se la Corte costituzionale rivolge oggi, anche alla luce delle fonti internazionali ed europee, un monito al Parlamento perché assicurare la tutela dei diritti dei figli anche delle coppie omosessuali, la genuina tutela dei nascituri e dei nuovi nati passa per la donne-madri, che non possono mai ragionare nei termini di “proprietà” su quelli che stanno venendo alla luce nell’utero materno. La luce materna di Maria ricordi a tutti, donne e uomini, che la prima tutela dei figli passa per il dovere della paternità e maternità responsabile!

Luci di speranza. Come l’acqua che cade dal cielo è intesa, nei miti e nella storia, come una benedizione, portatrice di vita, purificazione e prosperità, Giuseppe e Maria, presentando il Bambino al Tempio, ci indicano altresì che da Lui viene la luce vera, l’acqua sorgiva battesimale, la speranza di rinascita nell’anima e nel corpo. Una luce di speranza è urgente in questi giorni di persistenza della terribile pandemia da covid-19. Mentre siamo costretti a contare i tanti, troppi!, morti e ammalati, confidiamo nelle opportunità dei vaccini e delle terapie che ricercatori e medici vanno attrezzando. Mentre temiamo e, talvolta, disperiamo per gli effetti sociali ed economici della pandemia, confidiamo nelle scelte politiche per ripristinare il corretto futuro dei nostri figli. Mentre subiamo i contraccolpi, anche emotivi e psicologici dell’isolamento e della solitudine per motivi di salute pubblica, speriamo di guadagnare in intensità di relazioni e di prossimità dei più deboli, ultimi e scartati. Ognuno di noi, secondo il suo ruolo sociale e le sue competenze dia il massimo per una rinascita economica e lavorativa, ben sapendo che nulla sarà come prima! Ogni offerta è sempre una rinuncia.

Ogni offerta è sempre una rinuncia. Comincia, così, insieme con il mistero della luce e della vita, anche il mistero della sofferenza di Maria e Giuseppe
La presentazione di Gesù al Tempio, a ben vedere, è più un mistero doloroso che gaudioso. Maria e Giuseppe, infatti, «presentano» a Dio il piccolo Gesù, glielo «offrono». Ora, ogni offerta è sempre una rinuncia. Comincia, così, insieme con il mistero della luce e della vita, anche il mistero della sofferenza di Maria e Giuseppe. Essa per la Madre raggiungerà il culmine ai piedi della croce del Figlio. La luce della speranza passa attraverso la spada che trapasserà l’anima della Madre Addolorata. E tuttavia, guardando già alla luminosità della Pasqua, noi sappiamo che dal dolore verrà la gioia, dalla morte la vita, dal buio la luce. Quel Bambino primogenito è il segno permanente e il memoriale quotidiano della nostra «liberazione» dalla grande schiavitù. Guardiamolo, oltre che con gli occhi di Maria, con gli occhi innamorati di Giuseppe, nell’anno speciale a lui dedicato dalla Chiesa. O san Giuseppe, nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, insieme a tua moglie, offristi il Bambino al Signore e ascoltasti sorpreso la profezia che Simeone fece nei confronti di Gesù e di Maria (cfr Lc 2,22-35). Ci rivolgiamo a te, che sei Patrono della Chiesa Cattolica, perché ti sentiamo vicino alla condizione umana di ciascuno di noi. Fa’ che possiamo sperimentare, pur in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni, come te e tua moglie, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show. Vogliamo anche noi scrivere gli avvenimenti decisivi della nostra storia futura, con Maria e il Bambino che oggi portate tra le braccia!

+Vincenzo Bertolone
Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Catanzaro – Squillace

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