Quelle statue dei “Mistiari”… “adagiandole” con cura nel nostro cuore “portiamole” nel calore della nostra casa

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – “In questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Chiediamo la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare” (Tweet Papa Francesco).
Si tratta dell’ultimo tweet di Papa Francesco, pubblicato qualche ora fa. Ci invita a vivere santamente i giorni di questa Settimana in cui non potremo partecipare alle celebrazioni di quello che è il momento liturgico più alto dell’anno, la Pasqua appunto.
In questi giorni, fanno sapere dal Governo, ci sarà una stretta sui controlli da parte delle forze dell’ordine per le vie cittadine. C’è il pericolo che qualcuno abbia voglia di recarsi alle case del mare, oppure voglia raggiungere parenti e amici per festeggiare la Pasqua. E questo è un aspetto. E poi ce n’è un altro, diciamo così, più spirituale: il desiderio di recarsi in chiesa, accostarsi al Santissimo, pregare nel triduo pasquale celebrando l’Ultima Cena, la Passione di Cristo e la veglia.
Quest’anno non si può. E non è peccato. Va bene così. Ce lo dice il Papa che celebrerà senza popolo e a porte chiuse, così come ha già fatto nella Domenica delle Palme. E ce lo dicono anche i nostri parroci della chiesa locale.
La Settimana Santa va vissuta a casa, in famiglia, in quella che è considerata la piccola chiesa domestica. La tv e gli strumenti di comunicazione consentiranno una viva partecipazione alla preghiera: sarà possibile, attraverso la tv, partecipare alle funzioni del Papa, e così anche a livello locale grazie ai tanti sacerdoti che tramite i social facciamo entrare ogni giorno nelle nostre case.
La nostra fede è innanzitutto in noi stessi, nella Parola che contempliamo, nel gesti che compiamo, specie in questi tempi di pandemia, e deve tradursi (per esempio) nell’aiuto a un vicino di casa che non può uscire: non pensiamo a ciò che ci manca, ma a ciò che possiamo fare. La nostra fede, ora, deve tradursi soprattutto in un grande atto di responsabilità: restare a casa, per noi stessi e per gli altri. Facciamo in modo che avvicinarsi alla Pasqua significhi oggi cercare di nuovo Cristo, che sta in croce, nelle mani operose di medici e infermieri, nel dolore di chi perde una persona cara, nel sacrificio di chi deve lavorare per garantire i servizi essenziali.
Cerchiamolo questo Cristo, nella nostra casa. Cerchiamolo adesso che, come ci ha detto il Papa “fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”.

La storia della nostra chiesa locale lametina custodisce da secoli, nella Chiesa Ss. Annunziata, le statue cosiddette dei “Mistiari”, che solitamente escono in processione il Venerdì Santo, portando per le vie cittadine le sofferenze di quel Cristo che poi muore in Croce.
Quest’anno quelle statue resteranno al loro posto. In questi giorni sono state risistemate, disposte secondo il loro ordine nella piccola chiesetta di Sambiase.
Quando usciremo per fare la spesa o andare in farmacia possiamo fermarci un attimo, entrare e “guardarle” magari mandando loro un bacio, senza toccarle però (perché Gesù non bisogna toccarlo per forza per amarlo).
Nel giorno della Passione di Cristo le statue non usciranno, almeno non fisicamente. Però possiamo farle uscire noi, “prendendole” e “adagiandole” con cura nel nostro cuore e “portandole” nel calore della nostra casa. Sarà una grande preghiera.
Inutile negare che spesso ci stiamo chiedendo come Dio possa consentire tutto questo. Sono domande legittime. La risposta la troveremo nei giorni che verranno, contemplando la sofferenza di Cristo sulla via della Croce, e nella notte della Resurrezione, in cui la vita vincerà sulla morte.

Candida Maione

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