Domenica delle Palme Mons. Schillaci: “E’ la Croce che vogliamo contemplare in questi giorni. E’ il Signore che continua ad agonizzare nei nostri giorni”
LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Domenica delle Palme, l’omelia pronunciata dal vescovo, Giuseppe Schillaci, durante la celebrazione della Messa officiata in Cattedrale in diretta televisiva ed in streaming.
“Carissimi fratelli e sorelle che ci seguite nelle case, viviamo quest’anno una Settimana Santa del tutto particolare e la vogliamo vivere cosi’ come ci e’ consegnata con l’attenzione, con la predisposizione che e’ propria dei discepoli. Abbiamo seguito il Signore che entra a Gerusalemme sul dorso di un asino, mite,
mansueto, umile, povero. Accogliamo il Signore cosi’ nella nostra vita, nelle nostre case e lasciamoci guidare da Lui, Gesu’ che e’ nostro modello. Da discepoli non possiamo che guardare a Lui. Ed in questa settimana seguiamo Lui, nel Suo grande insegnamento, con la Sua passione.
E’ dalla Sua passione che noi vogliamo trarre spunto in questi giorni, vogliamo imparare da Lui. Vogliamo imparare dalla Sua obbedienza al Padre: “Si e’ fatto obbediente fino alla morte ed alla morte di croce per la salvezza di noi, di tutti, del mondo intero”.
Abbiamo ascoltato poco fa, nel racconto della passione secondo il Vangelo di Matteo, Giuda che dice ai capi dei sacerdoti: “Quanto volete darmi perche’ io ve lo consegni?”. E fissarono trenta monete, il prezzo di uno “schiavo”. Paolo nell’inno che abbiamo ascoltato si ricorda di tutto questo e dice: “Gesu’ Cristo svuoto’ se stesso, assumendo la condizione di servo”(il termine piu’ proprio sarebbe la condizione di
“schiavo”).
Ma ci chiediamo: Chi e’ che consegna? E’ Giuda che consegna il Signore? Chi e’ che consegna il
Signore? E’ il Figlio di Dio che si e’ consegnato, che si e’ offerto. Si e’ consegnato nel momento in cui non ha pensato di fare la sua volonta’, ma la volonta’ del Padre. E’ questo mistero che vogliamo contemplare in questi giorni: il mistero di colui che si consegna pienamente, totalmente. Ed i discepoli dinnanzi a
questo mistero di consegna si trovano distanti dal Maestro, quasi smarriti, perduti. E’ il senso di smarrimento che stiamo provando noi anche in questi giorni: “Percuotero’ il pastore e saranno disperse le pecore”. Pietro, ma anche gli altri discepoli, hanno voluto, desiderato ardentemente, seguire il Signore; hanno voluto aderire con tutto loro stessi alla missione del Signore. Ma dimostrano tutta la loro pochezza,
tutta la loro fragilita’, tutta la loro debolezza, tutto il loro peccato. Rinnegano, si scandalizzano del Maestro. Pietro e gli altri, lo abbiamo sentito, rinnegano il Maestro. Ecco, noi vogliamo contemplare il Signore Gesu’ nella Sua passione. E meditare questa passione in questi giorni e’ occasione per ciascuno di noi per un vero esame di coscienza.
Quante volte anche noi, nei nostri modi di pensare, nel nostro stile di vita, abbiamo rinnegato il Signore, abbiamo rinnegato il messaggio evangelico? Anche in questi giorni detti del coronavirus ci siamo forse
lasciati guidare da pensieri, da sentimenti che hanno nulla a che vedere con lo stile evangelico ed abbiamo forse obbedito a noi stessi, ai nostri pensieri, alle nostre idee, ai nostri interessi, alle nostre chiusure, alle nostre paure. Meditiamo la passione del Signore, meditiamo la Sua consegna: il Signore che consegna se stesso con la sua docilita’, con la sua mansuetudine, con la sua mitezza, con la sua umilta’. Il Figlio di Dio che si abbandona alla volonta’ del Padre. Lo abbiamo ascoltato nel Getsemani. Il Signore Gesu’, anche Lui, ha avuto paura: “Comincio’ a provare tristezza ed angoscia”. Gli stessi
sentimenti che proviamo anche noi in questi giorni. E’ ancora il Signore che dice: “La mia anima e’ triste fino alla morte. Restate qui e vegliate con me”.
Carissimi fratelli e sorelle, in questo tempo siamo chiamati a vegliare, a pregare per partecipare a questa agonia del Signore. La sua agonia, nell’agonia di tanti nostri fratelli e di tante nostre sorelle. Questa agonia infinita dell’uomo! Il Signore e’ in agonia in tanti nostri fratelli che in questo momento soffrono a
causa di questa pandemia. E’ necessario pregare, e’ necessario vivere questa dimensione di vigilanza per non lasciarsi tentare dall’indifferenza, dall’egoismo, dall’esclusione, dal rifiuto nei confronti degli altri
che, a volte, vengono avvertiti come minaccia. Partecipiamo al Signore che soffre e che soffre nei nostri fratelli che soffrono. Offriamoci anche noi come il Signore si offre ed aderiamo pienamente a Lui, da veri discepoli. Lui non e’ venuto per fare la sua volonta’: “Non come voglio io, ma come vuoi Tu”, dice il
Signore nel momento della Sua passione, nel momento della Sua agonia. E con il Signore anche noi vogliamo dire queste parole. Sono le parole del Signore ed in questi giorni nelle nostre case meditiamo queste parole. E’ il desiderio di un’adesione piena alla volonta’ del Padre che si esprime in questa generosa consegna di se, disinteressata, pura. E’ il Figlio di Dio. E’ a lui che guardiamo; e’ da Lui, dalla
sua passione, dalla sua morte che noi vogliamo imparare.
Abbiamo sentito ancora nel Vangelo come Gesu’ viene deriso, viene beffeggiato: “Salva te stesso se tu sei il Figlio di Dio” e ”Scendi dalla croce”. Sono le parole dei passanti, ma sono anche le parole degli scribi, degli anziani che prendono in giro nostro Signore: “Salva te stesso”. Ha salvato gli altri, adesso perche’ non salva se stesso?
Carissimi fratelli e sorelle guardiamo il nostro Signore Gesu’ Cristo, il nostro Maestro. Gesu’ non e’ venuto per salvare se stesso, ma per offrire se stesso. Gesu’ e’ venuto per offrire all’uomo, agli uomini del nostro tempo, in questo tempo, un significato all’esistenza. E’ venuto per salvare la nostra umanita’ e salvarla
dall’autosufficienza, dalla presunzione, dalla chiusura per introdurla nella logica dell’amore che e’ la logica della Croce.
E’ la Croce che vogliamo contemplare in questi giorni. Questa parola alta, questa parola sublime. Parola della Croce, stoltezza per la mentalita’ di questo mondo, ma per noi, suoi discepoli, e’ luce, e’ salvezza, e’ pace nella nostra vita e nella vita di tutti gli uomini. Lasciamoci interpellare da questa parola. Una parola esigente, ma una parola vera, una parola che apre il nostro cuore, che apre la nostra mente per non pensare piu’ a noi stessi ma agli altri come stiamo facendo in questi giorni con il nostro stile, il nostro atteggiamento. Pensare a chi soffre a chi e’ povero a chi e’ nella fragilita’, nella sofferenza a chi e’ invisibile in questo momento perche’ non ha niente di niente. E’ la passione di Cristo, passione d’amore.
E’ il Signore che continua ad agonizzare nei nostri giorni. Lasciamoci raggiungere da questa parola!
Nutriamoci di questa Parola! Abbiamo bisogno di questa Parola. Abbiamo bisogno di vivere sempre alla sequela di Cristo.”
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