Francesco, omelia nella Notte di Natale: “Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza!”

imageL’aurora sta per sorgere. Celebrare il Natale nel cuore della notte indica che le tenebre stanno per essere vinte dalla Luce. Natale speciale, celebrato nel Giubileo Straordinario della Misericordia appena aperto da Papa Bergoglio che si appresta a presiedere la S. Messa nel terzo natale del suo pontificato, nella incredibile cornice liturgica della Basilica cuore della cristianità.

Poco prima dell’inizio della celebrazione alle 21,30 in punto, il Papa ha inviato un tweet dall’account “@Pontifex” a oltre 25 milioni di follower: “Dio è innamorato di noi. Si fa piccolo per aiutarci a rispondere al suo amore”. Numerosissime le risposte giunte da ogni parte del mondo da chi ha ricambiato con parole affettuose quelle del Papa.
E proprio a Gesù Bambino va “incontro” il Papa che entra in processione nella Basilica di San Pietro, gremita da circa 5mila fedeli. Fuori, altre migliaia di persone davanti ai maxi-schermi. Nella processione introitale Papa Francesco si è diretto verso l’altare della Confessione, preceduto dai cardinali. Un cantore ha intonato il canto della “Kalenda”, il tradizionale canto gregoriano che annuncia il Natale, il trionfo della Luce, la venuta del Salvatore. 15 bambini in abiti tradizionali provenienti da paesi come Italia, Europa, Corea, Filippine, Africa, America Latina e che sino ad ora sono stati visitati da Papa Francesco, hanno portato mazzi di fiori da deporre presso l’immagine di Gesù Bambino.
Dopo il canto gregoriano Papa Francesco ha svelato l’immagine di Gesù Bambino mentre le campane di San Pietro sono state sciolte in segno di giubilo.
“Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” il Vangelo di Luca risuona potente nella sua proclamazione latina.
“Non c’è spazio per il buio”, “E’ scacciata ogni tristezza”: oggi il Figlio di Dio è nato! Ed ancora farsi prendere dallo stupore, puntare all’essenziale in una “società dura con il peccatore e molle con il peccato” essere pietosi, empatici, misericordiosi, sono solo alcuni dei passaggi dell’intensa omelia di Francesco:
“In questa notte risplende una «grande luce», su tutti noi rifulge la luce della nascita di Gesù. Quanto sono vere e attuali le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»! Il nostro cuore era già colmo di gioia per l’attesa di questo momento; ora, però, quel sentimento viene moltiplicato e sovrabbonda, perché la promessa si è compiuta, finalmente si è realizzata.
Gioia e letizia ci assicurano che il messaggio contenuto nel mistero di questa notte viene veramente da Dio. Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore.
Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La Vergine ci offre il suo Figlio come principio di vita nuova. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo! In questa notte ci viene reso manifesto il cammino da percorrere per raggiungere la meta. Ora, deve cessare ogni paura e spavento, perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è «nato per noi», è «dato a noi», come annuncia Isaia. A un popolo che da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni.
Quando, dunque, sentiamo parlare della nascita di Cristo, restiamo in silenzio e lasciamo che sia quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine. Questo Bambino ci insegna che cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, perché per Lui e la sua famiglia non c’è posto in albergo. Trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per animali. Eppure, da questo nulla, emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne. Da questo Bambino, che porta impressi nel suo volto i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre, scaturisce per tutti noi suoi discepoli, come insegna l’apostolo Paolo, l’impegno a «rinnegare l’empietà» e la ricchezza del mondo, per vivere «con sobrietà, con giustizia e con pietà».
In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera.
Come per i pastori di Betlemme, possano anche i nostri occhi riempirsi di stupore e meraviglia, contemplando nel Bambino Gesù il Figlio di Dio. E, davanti a Lui, sgorghi dai nostri cuori l’invocazione: «Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza».
Bellissima al termine della S. Messa l’immagine del Papa in processione, preceduto dai bambini, che con Gesù Bambino tra le braccia ha attraversato la navata della Basilica di San Pietro per deporlo nel Presepe.
Natale è il più grande atto di fede di Dio nell’umanità, affida il figlio alle mani di una ragazza inesperta e generosa, ha fede in lei. Maria si prende cura del neonato lo fa vivere con il suo abbraccio. Allo stesso modo, nell’incarnazione mai conclusa del Verbo, Dio vivrà sulla nostra terra se noi ogni giorno lo prenderemo tra le braccia. Il creatore che aveva plasmato Adamo con la creta del suolo si fa lui stesso creta di questo nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di una vaso fragile e bellissimo. E nessuno può dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre.
Buon Natale!
Luisa Loredana Vercillo

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