Papa Francesco apre la Porta Santa, inizia il Giubileo della Misericordia

imageNel giorno dell’Immacolata Concezione e a 50 anni dal Concilio Vaticano II, inizia il Giubileo straordinario della Misericordia. Il cielo è grigio su Roma questa mattina, la pioggia scende quasi silenziosa sui tanti pellegrini che, prima di entrare in San Pietro, hanno dovuto seguire scrupolose regole di sicurezza.

Alle 9.25, ha fatto il suo ingresso sul sagrato la lunga processione di cardinali, vescovi, sacerdoti e dietro di loro il Papa. Dopo aver raggiunto l’altare al centro del sagrato, accompagnato dai canti del Coro della Cappella Sistina, e aver proceduto all’incensazione, Papa Francesco si è diretto al centro del sagrato, e alle 9.30 in punto ha dato inizio alla Messa per l’Apertura della porta Santa, che segue lo schema liturgico della Festa dell’Immacolata.

In piazza è presente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, il presidente del Consiglio Matteo Renzi con la moglie. E poi una delegazione con a capo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, il commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, il prefetto di Roma, Franco Gabrielli.

Tra le delegazioni ufficiali: quelle del Belgio, con il re Alberto e la regina Paola, insieme alla principessa Astrid e al consorte principe Lorenz; della Germania con il vicepresidente del Bundestag, Johannes Singhammer; della Repubblica Ceca con i vicepresidenti di Senato e Camera, della Repubblica di San Marino. Il Papa li ha salutati prima di iniziare la celebrazione.

Il vangelo odierno, l’annuncio a Maria dell’incarnazione in lei di Cristo. L’Evangeliario è stato preparato per l’occasione, e vede riprodotto in copertina, in mosaico, il logo del Giubileo.

Dopo la proclamazione del Vangelo, l’evangeliario viene portato al Papa che benedice i fedeli e poi viene posto sul tronetto che stazionava nella basilica di San Pietro durante il Concilio Vaticano II.

Ecco ora l’omelia di Francesco.

Fratelli e sorelle,
tra poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia. Compiamo questo gesto, come ho fatto a Bangui tanto semplice quanto fortemente simbolico, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che pone in primo piano il primato della grazia. Ciò che ritorna più volte in queste Letture, infatti, rimanda a quell’espressione che l’angelo Gabriele rivolse a una giovane ragazza, sorpresa e turbata, indicando il mistero che l’avrebbe avvolta: «Rallegrati, piena di grazia».

La Vergine Maria è chiamata anzitutto a gioire per quanto il Signore ha compiuto in lei. La grazia di Dio l’ha avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. Quando Gabriele entra nella sua casa, anche il mistero più profondo, che va oltre ogni capacità della ragione, diventa per lei motivo di gioia, motivo di fede e di abbandono alla parola che le viene rivelata. La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità.

La festa dell’Immacolata Concezione esprime la grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo. E’ l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva. Le parole della Genesi riportano all’esperienza quotidiana che scopriamo nella nostra esistenza personale.

C’è sempre la tentazione della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. E’ questa l’inimicizia che attenta continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure, anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona, il peccato solo sotto questa luce si capisce. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre. La parola di Dio che abbiamo ascoltato non lascia dubbi in proposito. La Vergine Immacolata è dinanzi a noi testimone privilegiata di questa promessa e del suo compimento.

Questo Anno Santo Straordinario è anch’esso dono di grazia. Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente, è Lui che ci cerca, Lui che ci viene incontro. Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia! Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezz! Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma.
Oggi, qui a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede.

In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo, per portare la Misericordia e il Perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano”.

Alle 11.10 in punto, dopo il rito, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa inaugurando così l’Anno Santo della Misericordia che si concluderà il prossimo 20 novembre. “È questa la porta del Signore, apritemi le porte della Giustizia” queste le parole con cui il Pontefice ha aperto il Giubileo della Misericordia.

Candida Maione

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