Venerdì Santo, P. Giovanni Vercillo: “Aver fede significa dire anche noi i nostri ‘perché’ al Padre”

venerdi_santo_imgOggi vi proponiamo le parole che Padre Giovanni Vercillo ebbe a dire commentando il Venerdì Santo in un programma radiofonico lametino il 5 aprile del 1985. Padre Giovanni, scomparso nel 1990, fu un Padre Minimo di San Francesco di Paola: svolse il suo ministero sacerdotale a Lamezia, nel locale convento, dal 1972 al 1986.Riteniamo che questa risorsa spirituale debba essere condivisa con tutti voi.

“Il mondo sempre é pieno di persone che dicono a Dio.”Perchè?” In questo infinito numero, c’é una persona speciale che dice anche Lui, insieme con noi, il suo perché: “Padre perché mi hai abbandonato?”: é Gesù Cristo! ora se il figlio dell’uomo, cioè Gesù Cristo, grida anche Lui: “Perchè?” e il Figlio di Dio non é stato esentato dal gridare “Perché?” allora mi sembra che non ci siano altre strade: aver fede significa dire anche noi i nostri “perché” al Padre e continuare a credere che sia Padre. E non bisogna cadere nella trappola di chi dice che Dio é un Dio crudele: il male nel mondo non é opera di Dio, ma di Satana.

E Dio non volendo annientare nè Satana nè l’uomo, sceglie di diventare uomo per condividere con l’uomo il suo male. Ogni volta che sulla Terra c’è una persona che dice “perchè?” a Dio, questo “perchè” esce dalla bocca del Figlio di Dio, che si é fatto uomo di dolore e di morte proprio perché noi imparassimo che non ci sono altre vie se non quella dell’accettazione del dolore per arrivare alla felicità. Molti non riflettono sul fatto che Cristo é risorto solo perché prima ha accettato di patire e morire.

Cristo vuole morire per pagare per tutti i peccati di tutti i tempi.

Il peccato é la manifestazione dell’infelicità dell’uomo, egli non si accorge che peccando rimane infelice, pecca credendo di fare il bene; il realtà fa il male di chi gli vuole veramente bene: di Dio.

Nella Passione Cristo paga per tutti: per gli uomini che prima di Lui hanno commesso infiniti peccati sia singolarmente sia come società; per le molte guerre che hanno sparso fiumi di sangue; per le molte oppressioni; per gli schiavi che lavoravano in modo disumano, per le ingiustizie verso i piccoli che venivano sacrificati agli dei.

Il Cristo del Getsemani, rimasto solo, suda sangue: non è soltanto la paura della morte che gli fa sudare sangue, ma é la tristezza infinita di sentirsi dinnanzi a Dio il peccatore, ricoperto dei peccati di tutti i tempi, colui che deve pagare per tutti.

Il Cristo continua a soffrire oggi nei milioni di uomini che hanno dei problemi e Lui diventa vicino ad ogni uomo che soffre perché Egli ha sperimentato per primo dentro di sè, la sofferenza.

Se Cristo è stato attento ed ha sofferto per gli altri e con gli altri, anche noi dobbiamo uscire dal nostro guscio per andare incontro agli altri che soffrono.

Bisogna stare attenti a servirci gli uni gli altri non solo nel momento del bisogno ma sempre: quando c’é il dolore e quando c’é la gioia.

Noi cristiani abbiamo un compito straordinario: trasformare il mondo in attesa che esso risorga, cioè diventi completamente nuovo per mezzo di Gesù Cristo che é morto per tutti!

P.Giovanni Vercillo, O.M.

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