Juve – Napoli e il nostro ragù

Juventus Napoli era cominciata ieri quando migliaia di tifosi azzurri hanno accompagnato la squadra dallo stadio San Paolo di Fuorigrotta all’aeroporto di Capodichino con sciarpe, bandiere e cori. I giocatori del Napoli si sono ritrovati a Fuorigrotta per poi muoversi insieme verso l’aeroporto e non si aspettavano certo di essere “scortati” da una città intera. Bandiere sventolanti, cori e fumogeni, la tangenziale bloccata fino a Capodichino. Un’intera città e la sua squadra, perché Napoli e il Napoli, fatto salvo per qualche sparuto tifoso juventino, milanista o interista, sono la stessa cosa.

Mi sembra di vederla la mia città che si è svegliata sotto il sole di primavera, come sospesa in un’attesa carica di mille colori. Perché a Napoli anche se non si è detto ad alta voce, il pensiero è corso a 30 anni fa: però stasera, nuj ce putessm pruvà … E chi u sape comm va a fernì… Chiacchiere da caffè.

Perché le domeniche a Napoli quando si gioca sono così: le partite della squadra, i suoi due scudetti, il tempo d’oro di Maradona, le vicende delle singole sfide con “l’odiata” duellante, fortissima, di sempre, la Juve, sono legate a doppio filo alla vita di noi napoletani. Come i vicoli della città, le canzoni di Pino Daniele, il mare. E allora le sfide quelle che contavano quando da bambino andavi allo stadio con tuo padre, i palloncini per la città, le foto dei calciatori accanto alla Madonna di Pompei nel sottopasso del San Paolo, le conservi in qualche cassetto del cuore per poi rivederle scorrere nella mente accompagnate al “film” della domenica pomeriggio quando le partite io e il mio papà, calabrese dal cuore azzurro, le seguivamo su Radio Kiss Kiss e si aspettava 90° minuto con Paolo Valenti per vedere le gesta di Maradona e compagni.

Qualcuno ha dichiarato che avrebbe ascoltato la partita alla radiolina come quando il Napoli mise le mani sullo scudetto. Correva l’anno 1990. Era il 22 aprile. Bologna-Napoli 2 a 4…

La macchina da pulire, la Messa a Capodimonte, un giro con la ragazza o la famiglia a prendere l’aperitivo a Mergellina; il sole, la tangenziale che ti apre spazi che sembrano pacificarti con il mondo. Si è svegliata così Napoli questa mattina. E poi lui: ‘O rraù ca me piace a me m’ ‘o ffaceva sulo mammà, spiegava Eduardo De Filippo. Ragù, anzi, in napoletano, ‘o rraù, indiscusso re della domenica partenopea, un rituale.

Una pentola di coccio per far rosolare in olio per un paio di minuti le cipolle tritate, la carne a tocchetti; carne che va girata continuamente, fino a quando è rosolata, poi si aggiunge un bicchiere di vino rosso e si continuare la cottura a fuoco lento fino alla sua evaporazione. Il pomodoro che deve “andare forte” per un ventina di minuti fino a che si abbassa la fiamma al minimo: una bella cucchiarella tra la pentola ed il coperchio, mentre il ragù cuoce lentamente…

Lentamente la cucina, la casa, i cortili, il condominio, i vicoli… Dalle finestre spalancate sulla primavera, esce l’odore e il sapore di Napoli… Lentamente… Fino a che nel bordo della pentola si fa la crosticina.

Poi le strade vuote in attesa del fischio di inizio…

Ed ora lo confesso della pressione meglio non averne notizia, delle extrasistole idem…Unica certezza la corda vocale che mi è saltata insieme al salto lassù nel cielo, di Koulibaly, il colorato del Napoli in mezzo ai “non colorati” piemontesi. Una partita perfetta, un Napoli che ha dominato i primi 45 minuti, che parte aggressivo e con un pressing asfissiante. Juve irriconoscibile, per la prima volta da quando gioca allo Stadium non hai mai tirato nella porta avversaria. Nel secondo tempo il gol era nell’aria e il Napoli ha cucinato la Juve come si cucina il ragù, lentamente, e regalandole anche l’illusione di poter essere pericolosa.

La Juve nel secondo tempo prevede tutte le triangolazioni azzurre ed è per questo che gli uomini di Sarri, nonostante la gran mole di lavoro, praticamente la palla è sempre lì tra i loro piedi, non riescono ad essere veramente pericolosi. Sarri aveva gettato nella mischia Milik per Mertens e Zielinski per Hamsik ma tranne qualche buona giocata, nulla di fatto. Poi è la volta di Allan, che aveva corso come un matto, esce per far spazio a Rog. Brividi al 36′ per una punizione di Pjanic che balla in area ma che alla fine va fuori. Poco dopo Zielinski ci prova da fuori, Buffon si oppone. Sono 4 i minuti di recupero, gli azzurri sono lì ad un passo dal gol. Lo sento è nell’aria anche se non sono a Torino, né a Napoli, ma in terra calabrese; ed in taverna tra le altre cose avverto un leggero beneaugurante profumo di ragù… Buffon para su Insigne siamo al 43′. La partita si guarda in piedi perché non riusciamo con gli amici a stare fermi in poltrona, lo schermo si fa più vicino, quasi ci vuoi saltare dentro. 

Lo Stadium tira il respiro, Callejon va sulla bandierina del calcio d’angolo, Koulibaly sale su fino in cielo. C’è un solo posto, penso, mentre lo vedo saltare e la palla la immagino già dentro. E’ un attimo: si! Vorrei essere nella mia città. Urlo di gioia, e penso che a Napoli tutti saranno scesi in strada. Lo avevo detto io che segnava Koulibaly è pure un pochino bruciacchiato!

L’ultima volta che il Napoli ha sbancato Torino vincendo per 2-3 contro la Juventus era il 31 ottobre del 2009 in una rimonta epica al grido dell’indimenticabile “seppelliteci qui a Torino” del telecronista Sky e tifoso azzurro, Auriemma. La sfida scudetto, di questa sera termina così, con un lungo brivido azzurro esploso al 90° minuto. 

La Juve metterà in bacheca il settimo scudetto (… forse…), il campionato è ormai alla fine, mancano solo quattro turni. Ma quel solo punto, uno solo di svantaggio sulla Vecchia Signora ha un sapore speciale; va bene così, il Napoli lo scudetto lo ha vinto stasera.

Seppelliteci qui a noi napoletani… Insieme al nostro ragù!

Luisa Loredana Vercillo

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