“Notturni al Chiostro” con i momenti trascurabili di Valerio Aprea
LAMEZIA TERME (CZ) – “Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano, e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre: ‘mi raccomando, quando passate per quella strada dove non c’è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili’. Io lo facevo, e lo facevo con diligenza, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava: ‘io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui’.”
È così che ieri sera, nel Chiostro di San Domenico, ha iniziato il suo reading Valerio Aprea, per il secondo appuntamento dei “Notturni al Chiostro“, la versione estiva della fortunata rassegna culturale “Il Sabato del Villaggio”, diretta dal professor Raffaele Gaetano.
Fotografie dell’esistenza quotidiana, pensieri fugaci, incontri e abitudini. In un luogo “storicamente effervescente” cosi definito dallo stesso Gaetano, l’attore Aprea ha affascinato il pubblico con la gestualità, la mimica, interpretando i racconti del Premio Strega Francesco Piccolo offrendo uno spettacolo di altissimo profilo. Accompagnato dalla straordinaria esecuzione chitarristica di Alessandro Chimienti, Valerio Aprea è riuscito a regalare ai presenti delle instantanee, a volte reali, a volte meno, di quelle che sono le abitudini, i gesti quotidiani, i riti, delle persone. Di noi tutti. Ed è stato facile ritrovarsi in quei ragionamenti, apparentemente assurdi e quanto mai reali. Pensieri trascurabili, forse, da alcuni, ma non da altri. E allora quel giovanotto vestito di nero, coi riccioli cascanti sulle spalle e che ogni tanto per dispetto andavano davanti agli occhi tanto da fargli compiere dei gesti quasi violenti sul volto per scacciarli via, ci ha fatto viaggiare per le vie di Roma, ora per subire i misteriosi conflitti del bambino indeciso se ascoltare i genitori oppure mettere a repentaglio la propria vita a favore del fratello piccolo; ora passeggiando per le vie di quella Roma del mese di agosto, quando non c’è nessuno, e incontri una lei con la quale per una settimana e più compi ogni giorno le stesse cose (uscire, andare al cinema, al teatro, a mangiare…e baciarsi a lungo sul pianerottolo); ora per “conoscere” quel padre convinto di avere un figlio comunista; ora per seguire il viaggio di una bottiglia di vino per tutte le case di Roma tra feste e festini.
Insomma, un viaggio eccezionale, tra il reale e l’irreale, che ha offerto svariati spunti di osservazione del proprio intimo. “Ma è vero! Ma è così! Ma l’ho pensata anche io questa cosa” bene o male tutti ci siamo ritrovati in quell’assurdo ragionare. Momenti di trascurabile felicità! Trascurabili per alcuni, ma non per Piccolo che li ha sviscerati e per Aprea che li ha interpretati. Momenti trascurabili che rappresentano tutto, attimi di follia dall’apparenza insignificanti, che invece regalano momenti di gioia, di spensieratezza, di consapevolezza che in fondo la tanto anelata felicità non é che un insieme di attimi presenti vissuti con intensità. Non è forse così la nostra vita? Non siamo forse così noi, uomini e donne, che mentre siamo alla ricerca di chissà che cosa, poi ci accorgiamo, miseramente ma contenti, che sono proprio questi “momenti trascurabili” a renderci felici?
Ieri sera Aprea, grazie a Piccolo (o Piccolo grazie ad Aprea, fate voi), ci ha dimostrato, anzi, ci ha fatto scoprire, che i momenti di trascurabile felicità, di trascurabile follia, sono tanti e sono quelli più veri e che più danno senso a noi stessi.
Era il 2002, ha raccontato alla fine Valerio Aprea, quando in libreria, si è scontrato (o incontrato) con un libretto di Francesco Piccolo. Dopo due giorni era già a casa sua per convincerlo che quei meravigliosi scritti, lui li poteva portare in teatro. E ci è riuscito. È nato un connubio straordinario.
Raffaele Gaetano, nel corso della presentazione, dopo aver ringraziato l’Amministrazione comunale “che ha creduto fortemente in questa prospettiva estiva della rassegna”, (presente in prima fila il sindaco Paolo Mascaro), ha evidenziato come, secondo il suo pensiero “Piccolo l’ho sempre accostato un po’ a Kafka per via di questa sua capacità di inserirsi nella vita quotidiana, di espungere alcuni aspetti caratteristici, e di trattarli in modo ironico, in una maniera tagliente che fa riflettere”. E alla fine dello spettacolo, non ha mancato di complimentarsi con Valerio Aprea sottolineando come “pur essendo i testi di Piccolo, tua (riferendosi appunto all’attore) la capacità di portarli in scena con una gestualità quasi antica, insieme a questa idea geniale di fondere anche con la musica di Alessandro Chimienti”.
Il chiostro di San Domenico, in un sabato settembrino ancora estivo, e in un altro quasi autunnale, ci ha regalato dei “notturni” difficilmente trascurabili!
Il Sabato del Villaggio torna a gennaio, per la sua quindicesima edizione. Chissà! Magari proprio con Francesco Piccolo!
Candida Maione
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