Lella Golfo a Lamezia: 260 donne entrate nei Cda dal 2012 ma “nessuno mi ha richiamata”

imageLAMEZIA TERME (CZ) – Nel 2011 le donne italiane nei consigli di amministrazione erano solo il 5% pur rappresentando oltre la metà della popolazione italiana e il 60% dei laureati. Di fronte a questa situazione Lella Golfo non poteva rassegnarsi e oggi, a due anni dall’approvazione della Legge Golfo – Mosca, i numeri la dicono tutta: 260 le lettere di congratulazioni inviate dalla presidente della Fondazione “Marisa Bellisario” a donne entrate nei consigli di amministrazione nelle società quotate e in alcune partecipate, inizio di un cambiamento culturale per cui “non è più un capriccio far entrare le donne nei cda ma una domanda che viene dalle stesse aziende che iniziano a capire il valore aggiunto delle competenze femminili”.
A due anni dall’approvazione della legge che ha introdotto le quota rosa nei consigli d’amministrazione e sindacali, Lella Golfo fa il punto della situazione a Lamezia dove questa sera ha presentato il suo libro “Ad alta quota, Storia di una donna libera”, in un’iniziativa organizzata dalla Fondazione Marisa Bellisario.
Una legge, quella entrata in vigore il 12 agosto 2012 e che vede Lella Golfo prima firmataria, che ha previsto che tutti i consigli di amministrazione e i collegi sindacali debbano riservare un quinto dei posti alle donne, quota che salirà a un terzo a partire dal secondo rinnovo. Un percorso non semplice, una battaglia di civiltà che andava fatta perché – spiega la Golfo – “questo paese non poteva permettersi di perdere un patrimonio come quello delle competenze femminili”. Una legge “a tempo”, in vigore solo per 9 anni, ma necessaria secondo Lella Golfo per “innescare un cambiamento di mentalità che già sta dando i primi frutti come attesta il numero di donne entrate nei Cda.”. Ma come tutte le grandi conquiste di civiltà, anche quella di Lella Golfo ha avuto il suo prezzo: “è stata una legge che ha avuto contro i poteri forti, lo stesso governo da me sostenuto” ha raccontato l’ex parlamentar del Pdl, oggi esclusa dal Parlamento forse proprio per quella legge, approvata con voto bipartisan, che ha fatto male a tanti. “Nessuna mi ha più richiamata”dice l’ex deputata non nascondendo amarezza per la mancata ricandidatura: e dalla delusione nasce un libro, il racconto di un percorso di vita, di un impegno politico e civile che ha visto nei diritti e nella promozione delle donne l’anima della sua missione, della sua vocazione.
La serata, coordinata dal commissario della Fondazione Terina Pasqualino Scaramuzzino, è stata aperta da Teresa Ruberto della Fondazione Bellissario che ha ricordato come il nome della “madrina” della legge sulle quote sia comparso nella “lista d’onore” dei personaggi italiani che hanno dato un contributo significativo all’Europa.
“Questa legge non sarebbe mai passata se avessimo seguito le indicazioni dei nostri gruppi parlamentari” ha affermato la senatrice Doris Lo Moro evidenziando l’esigenza che le donne “facciano massa critica” perché “le battaglie di civiltà vanno condotte insieme, anche andando contro le pressioni dei nostri gruppi parlamentari”. La parlamentare lametina ha ribadito il suo impegno per le preferenze di genere nell’Italicum. “Le donne nei Cda delle aziende non sono una questione morale ma di creazione di valore” per Marina Migliorato Responsabile Corporate Social Responsability di Enel per la quale l’approvazione della legge voluta dalla Golfo “ha fatto del nostro paese su questo tema un esempio di buona pratica a livello internazionale”.

Salvatore D’Elia

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