Massimiliano Lo Russo: dalla strada alle gallerie l’arte si fa denuncia contro ogni “bavaglio”

Caterina Cuda e Massimiliano Lo Russo

Caterina Cuda e Massimiliano Lo Russo

LAMEZIA TERME (CZ) – L’arte che dalla strada entra nelle gallerie passando per i banchi dell’Accademia delle Belle Arti. Uno spirito dalle mille idee che una ce l’ha chiara: “voglio fare l’artista, costi quel che costi”.E’ difficile trovare una singola definizione dopo la nostra chiacchierata con l’artista lametino Massimiliano Lo Russo che, dal 23 al 28 febbraio, ha esposto a Palazzo Nicotera la mostra “Pensieri e parole” , una raccolta di opere ispirate ai testi delle canzoni del duo Battisti – Mogol organizzata dall’associazione “Quadrature Formedarte” diretta dalla gallerista Caterina Cuda.

“Ho scelto alcune canzoni dello storico duo e le ho imbavagliate”. Basta questa risposta a spiazzarci e a darci un’idea di questo giovane artista lametino che, dopo la laurea specialistica all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, da 7 anni collabora con diverse Gallerie e dà vita in tutta Italia a originali performance di Street Art che. Creazioni che, anche quando si tratta di dover decorare l’impalcatura per i restauri del Museo Pecci di Firenze, non perdono mai il richiamo all’origine, alle prime “spruzzate” fatte da Massimiliano sui muri di Lamezia Terme, la sua città.

“La mia è un’arte trasportata dalla strada allo studio pittorico” ci spiega Massimiliano che ci svela alcune curiosità sulla mostra che, partendo dal duo artistico più famoso della musica leggera italiana, affronta un tema coraggioso e di forte attualità: il bavaglio.

Spray, pennarelli, acrilico, il tutto su supporti realizzati con materiali da riciclo: è così che su vecchi dischi “presi nei bidoni della spazzatura”, Massimiliano imbavaglia “Mi ritorni in mente”, “le 10 ragazze per me”, le “Emozioni” e, giocando con l’ironia, veicola attraverso l’arte il messaggio di un “bavaglio” immaginario che tappa la bocca di tutti, che non ci permette di esprimere noi stessi, che non ci fa denunciare, che non ci fa dire le cose come stanno.

Un’arte di denuncia – la street art – che Massimiliano porta nelle gallerie e che nella sua città ha varcato la soglia di uno dei luoghi “istituzionali” della cultura, come lo storico Palazzo Nicotera. Ma non c’è contraddizione tra questi due aspetti dell’itinerario artistico di Massimiliano. La tecnica di rottura e di denuncia per Massimiliano è stato un punto di partenza e di riflessione artistica, un trait d’union dalla strada alle gallerie: uomini e donne, volti umani con una connotazione tragicomica, sono “imbavagliati” su degli sfondi colorati, uno sguardo che interroga lo spettatore, che lo spinge a condividere lo stato di angoscia di persone costrette a fare silenzio, a tacere.

Il bavaglio – ci racconta ancora Massimiliano – “rappresenta tante cose: il bavaglio quotidiano di chi non denuncia le ingiustizie, il bavaglio dell’informazione di cui purtroppo ci troviamo a parlare in questi giorni in Calabria, ma può addirittura rappresentare qualcosa di positivo, vale a dire chi invece di fare tante parole si mette a lavorare in silenzio”.

I volti di Massimiliano lasciano spazio all’interpretazione degli spettatori e, nella precisione dei loro contorni e nell’effetto straniante dei loro sguardi, provocano e suscitano domande. Domande come quelle che l’artista Massimiliano Lo Russo, dalla strada alle gallerie, da Lamezia a Firenze, continua a fare a se stesso e a fare agli altri. Domande, provocazioni, ribellioni “imbavagliate” nella vita quotidiana e fatte parlare dall’arte.

Salvatore D’Elia

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