Mons. Galantino a Palazzo Montecitorio: “La politica debole crea paura negli italiani”
Monsignor Nunzio Galantino segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana aveva già espresso il suo ricorrente auspicio: la politica deve “sintonizzarsi con il fuso orario della gente” e dei suoi “bisogni reali” anziché essere autoreferenziale e l’aveva fatto in occasione della conferenza stampa conclusiva del consiglio permanente dei vescovi italiani che si è concluso a fine Gennaio a Roma.
Eccolo dunque che ritorna a far sentire la sua voce intervenendo a Palazzo Montecitorio alla presentazione del rapporto sulla sicurezza sociale in Italia e in Europa.
La paura, per il segretario della CEI “sembra essere figlia della crescita dell’individualismo, segnato nelle sue sicurezze, nella perdita di precedenze acquisite, incapace di costruire nuove relazioni. Se dal livello personale si passa al livello europeo, la paura porta alla chiusura, all’indebolimento delle relazioni europee e internazionali”. Questa situazione per Don Nunzio è figlia di un’Europa che “anziché crescere in percorsi di inclusione sociale ed economica, rischia di chiudersi. I pericoli all’europeismo, più che da fuori su immigrati, islam, terrorismo, vengono da dentro. È una retorica nazionalista che difende gli interessi nazionali rispetto ai valori umani universali e agli obblighi internazionali e che rischia di generare atteggiamenti di razzismo e xenofobia”.
Per quanto riguarda nello specifico il nostro Paese: “A far paura, osserva monsignor Galantino, “non sono anzitutto i migranti economici o i migranti disperati che arrivano sulle nostre coste e che segnalano a loro volta una situazione di ingiustizia sociale nel mondo vicino a noi. In Italia e in Europa, a far paura sono i drammi dell’economia, l’inefficienza e la corruzione politica”. Una politica italiana, che per il Vescovo di Cassano è una politica “debole che crea instabilità. Da qui una paura, figlia della mancanza di cura della nostra terra; figlia della mancanza del lavoro e della povertà che cresce; figlia della corruzione e della criminalità”.
Luisa Loredana Vercillo


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