“Chi si guardau si sarvau”: la prevenzione lametina in un modo di dire (a cura del prof. Francesco Polopoli)

Malgrado l’incoscienza di non pochi, la legge kantiana anti-Covid-19 resta la medesima: guardarsi bene, e non è così complesso, poi!
A tal proposito il regno della Ltweb, nella persona di Ippolita (Luzzo, ndr) , lancia un modo stringente per cogliere il bersaglio: «fare attenzione» altro non è che il nostro «chi si guardau si sarvau». Proprio su questo nostro modo di dire mi va di spendere qualche parola in più: a mio modesto parere è una bella raccomandazione popolare che vale per tutte le circostanze.

Forse sarebbe piaciuta persino al Sommo Poeta «da la prudenzia vegnono li buoni consigli, li quali conducono sé e altri a buono fine ne le umane cose e operazioni» (Dante),così come ad un altro Fiorentino «ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapera allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto»(Machiavelli). Ad ogni modo il retaggio culturale sotteso al nostro adagio è evidente: si confronti, ad esempio, la massima classica «saepe prudentia vitantur pericula», che significa grossomodo «spesso con la prudenza i rischi sono evitati».

Allora, è il caso di mettersi all’opera e scandire lentamente questa nostra indicazione vernacolare per farne atteggiamento: facevano così i nostri Latini, quando dicevano «prudens in loquendo est tardus», cioè «la persona prudente parla lentamente». Guardarsi e salvarsi significa, interiorizzati nel riflessivo personalizzato, fare il punto della situazione, dandoci l’occhiata giusta. E qual è? Quella di essere responsabili, che è metro di buona cittadinanza, tutto qui, e non è poco!

Prof. Francesco Polopoli 

Commenta