Lamezia, Rapporto Istituto Toniolo: resta alto in Italia numero di Neet e giovani non laureati

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Scuola e formazione tasti dolenti per i giovani italiani. Resta molto alto il numero di giovani tra i 16 e i 24 anni che abbandonano la scuola prima della conclusione del ciclo di studi, quasi il 14%. Poco più del 15 % dei giovani italiani tra i 18 e i 35 anni è laureato, contro oltre il 34% del Regno Unito.

Confrontando i dati di altri quattro Paesi europei (Spagna, Francia, Germania, Regno Unito) emerge che l’Italia ha anche il triste primato dei Neet, giovani che non studiano non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione, che sono oltre il 26% tra i 15 e i 24 anni. I valori messi al primo posto dai giovani italiani sono autonomia, novità e divertimento, evidenziando il profilo di giovani aperti al cambiamento e solleciti all’altruismo. Questi alcuni dei dati emersi dal Rapporto Giovani 2018, il dossier sulla condizione giovanile in Italia realizzato come ogni anno dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori – ente fondatore dell’Università Cattolica – in collaborazione con il Laboratorio di Statistica dell’Università Cattolica e grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo. L l’Istituto Toniolo ha scelto Lamezia Terme e il liceo Campanella per laprima presentazione del Rapporto di quest’anno.

Ad illustrare e ad analizzare i dati, la docente di Sociologia generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Rita Bichi, sottolineando che “il focus sulla realtà giovanile in Italia, che l’Istituto Toniolo realizza dal 2012, prende in esame un campione rappresentativo di giovani tra i 18 e i 35 anni ai quali viene sottoposto un questionario con domande che quest’anno hanno preso in esame quattro grandi aree: i valori, la scuola, l’hate speech, il fenomeno delle migrazioni. Un rapporto che in una prima fase ha concentrato la sua attenzione sulla cosiddetta generazione dei millenials, i ragazzi nati tra gli anni ’80 e i ’90, la prima generazione dal dopoguerra a trovarsi in una situazione peggiore di quella dei propri genitori. In seguito, anche grazie all’attività dell’Osservatorio Giovani, abbiamo preso in esame anche le generazioni più giovani, la cosiddetta Generazione Z, che già cresce con la consapevolezza che il futuro non è più qualcosa di scontato”.

E guardando ai dati del Rapporto 2018, che vedono meno della metà dei giovani tra i 15 e i 34 anni che hanno concluso gli studi da 1 a 3 anni avere un’occupazione, si comprende perché – ha evidenziato la Bichi – “rispetto agli altri quattro Paesi europei con cui abbiamo confrontato i risultati, in Italia oltre il 40% dei giovani intervistati dichiara di avere un’aspirazione professionale ma non sa se riuscirà a realizzarla. Risposta che evidenzia tutta l’incertezza legata alla situazione occupazionale dei giovani nel nostro Paese”.

Per quanto riguarda l’hate speech, l’uso della violenza verbale soprattutto sui social, dal Report – fa notare la Bichi – “emerge che per il 24% dei giovani intervistati è accettabile il comportamento violento se l’altro ti ha attaccato per primo, mentre per il 14% nella stessa situazione è accettabile l’hate speech. In generale quasi un giovane su quattro degli intervistati si domanda, dopo aver mandato un messaggio o postato qualche contenuto sul social, se c’è il rischio di essere stato frainteso o di essersi fatto prendere la mano dal clima acceso della discussione”.

Per quanto riguarda il rapporto con i fenomeni migratori, emerge un generale atteggiamento di chiusura dei giovani verso gli immigrati. Per il 60% degli intervistati gli stranieri rendono l’Italia un posto insicuro, per il 50% peggiorano l’economia. Meno del 30% dichiara che la presenza degli immigrati contribuisce a rendere l’Italia un posto migliore. “Il giovane non ha paura dello straniero della porta accanto o del compagno di banco – puntualizza la Bichi – piuttosto di come il fenomeno migratorio possa incidere sull’economia e rendere ancora più complicato l’inserimento nel mercato del lavoro”. Dato confermato dal fatto che la percezione dell’insicurezza legata alla presenza degli stranieri è più alta tra gli intervistati che hanno un titolo di studio più basso.

Per il dirigente Giovanni Martello “i dati del Rapporto Toniolo, ancora una volta presentato nella nostra scuola, non sono solo numeri ma ci fanno toccare con mano la realtà dei giovani di oggi, la realtà di un tempo segnato dalla fluidità e dall’incertezza esistenziale”. Positiva la collaborazione tra l’Istituto Toniolo e il Liceo Campanella di Lamezia Terme per don Fabio Stanizzo, delegato diocesano dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica, che ha annunciato che anche quest’anno a fine maggio il Liceo lametino sarà una delle sedi in tutta Italia del concorso promosso dall’Istituto Toniolo per l’assegnazione delle borse di studio agli studenti che vogliono immatricolarsi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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