A Vinitaly 2018 le origini vitivinicole della Calabria

Dopo l’inaugurazione, ieri, dello spazio della Calabria con Joe Bastianich e il presidente della Regione Mario Oliverio, oggi nello stand al padiglione 12 di Vinitaly 2018 è stato il giorno delle tradizioni vitivinicole calabresi, da difendere e raccontare per preservare il patrimonio storico del territorio e utilizzarle come leva di promozione turistica.

Quella della coltivazione della vite in Calabria è una storia millenaria, come testimonia il tipico allevamento ad alberello, che si fa risalire a una popolazione che abitava la striscia di terra tra Tirreno e Ionio prima della colonizzazione greca: gli Enotri, da cui l’impianto prende il nome. Si tratta di un sistema oggi non più utilizzato, dato che ha un sesto di un metro per un metro e non consente l’ingresso di macchine agricole tra i filari. Inoltre, la produzione di queste vigne è minore in quantità rispetto agli impianti moderni (1 – 1,5 Kg di uva per pianta), anche se la qualità delle uve è ritenuta dagli esperti superiore.

Negli ultimi anni molti vigneti ad alberello con palo secco o a canna sono stati espiantati, per questo Magna Grecia LifeStyle ha realizzato un progetto con l’obiettivo di candidare l’alberello enotrio a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, prestigioso riconoscimento ottenuto qualche anno fa dall’alberello strisciante di Pantelleria. La Regione è interessata al progetto e sta valutando se ci sono le condizioni per presentare la candidatura.

I luoghi più suggestivi della Calabria sono stati invece al centro della degustazione ispirata al viaggio che lo scrittore Mario Soldati ha compiuto in questa terra nel 1975, descritto dall’autore torinese nel libro “Vino al Vino”. Nel testo Soldati si lamentava per l’alto grado alcolico dei vini calabresi, lui, abituato ai più delicati piemontesi. Invece Matteo Gallello, caporedattore e organizzatore dell’attività didattica di Porthos, ha spiegato come l’alcolicità dei vini calabresi porti in dote le caratteristiche del territorio variegato di questa terra: dal Tirreno allo Ionio, dall’Apromonte alla Sila, dal Pollino alla piana di Gioia Tauro. Peculiarità che la moderna viticoltura calabrese vuole mantenere e diffondere.

I grandi rossi calabresi sono stati al centro anche di una degustazione condotta dal critico enoico e storico dell’arte Armando Castagno articolata in due indagini parallele: una sul percorso artistico e umano del “cavaliere calabrese” Mattia Preti (1613-1699), tra i più originali interpreti del linguaggio caravaggesco, e l’altra su sei vini rossi di Calabria, degustati con speciale attenzione alla loro capacità di evocazione dei contrasti delle opere del grande autore calabrese.

Questo il programma di domani, martedì 17 aprile, allo stand della Regione Calabria (Pad. 12)

Alle 11 con “Tra due lingue”, l’appuntamento sul vino e la narrativa che anima le diverse inflessioni della lingua calabrese curato dal giornalista Giampaolo Gravina. Insieme artigiani del vino e della parola calabrese saranno protagonisti di un originale esperimento di “ascolto”: una degustazione combinata di vini e narrazioni, un cortocircuito di sapori e storie, tra lingua che degusta e lingua che racconta.

Alle 13 il giornalista de “Il Mattino” Luciano Pignataro animerà la degustazione di “Non di solo pane (e ‘nduja vive l’uomo)”, che metterà al centro della degustazione i vini del territorio calabrese affiancati ai grandi salumi calabresi.

Alle 15:30 chiuderà il ricco palinsesto “Cirò e il Gaglioppo”, la degustazione guidata di sei Cirò per approfondire il grande vitigno calabrese, il Gaglioppo, protagonista della denominazione più rappresentativa della Calabria. L’evento vedrà sul palco il responsabile regionale della guida Vini Buoni d’Italia e giornalista Rai, Umberto Gambino.

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