Comitato Lametino Acqua Pubblica si costituirà parte civile se gli avvisi di garanzia ricevuti da Sorical si tramutano in un rinvio a giudizio

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il Comitato Lametino Acqua Pubblica, realtà cittadina aderente al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, si costituirà parte civile qualora gli avvisi di garanzia, ricevuti dalla dirigenza Sorical si dovessero tramutare in un rinvio a giudizio. È quanto deciso nella partecipata tappa regionale della Carovana Nazionale dell’Acqua tenutasi lo scorso 3 febbraio a Lamezia Terme.

“Vogliamo mettere al servizio di un’intera comunità i nostri dieci anni di lotte popolari per l’acqua pubblica e per un modello partecipato di gestione.

Grazie alla fattiva collaborazione dei legali dello Sportello Sociale Autogestito di Lamezia Terme – si legge nella nota – lanceremo nelle prossime settimane una campagna di controinformazione e di adesione popolare all’istanza di parte civile, convinti più che mai che oggi il vero problema, tutto politico, sta nel chiudere definitivamente la triste parentesi Sorical e nel contempo far ritornare la gestione del Servizio Idrico Integrato nelle mani dei Comuni e delle sue comunità promuovendo una gestione che sia veramente pubblica attraverso la partecipazione diretta dei cittadini e dei lavoratori del settore.

Tutto questo ovviamente non può che passare dalla richiesta di sopprimere il nuovo mostro a due teste, l’Autorità Idrica Calabrese. L’AIC, questo è il suo acronimo, sarà l’ennesimo carrozzone politico che dovrà da una parte tenere ancora dentro la Sorical SpA (come fornitore dell’acqua all’ingrosso) e dall’altra introdurrà un “nuovo” soggetto unico (scelto solo da 40 comuni) che dovrà gestire l’intero servizio idrico comune per comune e che, con buona probabilità, sarà un soggetto privato del tutto simile alla Veolia, la multinazionale francese che per dieci anni ha gestito in modo fallimentare ed affaristico il servizio idrico in Calabria.

Questo nuovo paradigma gestionale spiana la strada alle Multiutility che già da tempo generano i loro lauti profitti sul territorio nazionale, trovando le condizioni più vantaggiose per accaparrarsi la gestione delle risorse idriche là dove esiste appunto un ambito ottimale unico e un’altrettanta unica forma gestionale senza quindi dover dipanare la matassa ad esempio, delle tante forme gestionali diffuse sul territorio e senza doversi scontrare con le tante comunità locali che, in questi anni di lotta per la difesa dell’acqua, hanno saputo dimostrare come nessun profitto sia possibile sulla pelle e la salute dei cittadini.

In un quadro così allarmante allora, ai movimenti di lotta per l’acqua non resta che continuare con più efficacia le proprie battaglie territorio per territorio, non retrocedendo di un centimetro rispetto alle rivendicazioni che da sempre hanno caratterizzato il variegato movimento: difesa dell’acqua, dei beni comuni, ripubblicizzazione e partecipazione diretta.

Perché più che l’aspetto giuridico-legalitario, quello che noi rivendichiamo con forza è la giustizia sociale per chi ancora oggi si vede negato l’accesso ad un servizio pubblico essenziale come l’acqua!”.

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