99 anni di Pietro Ingrao al Centro Riforme Democrazia Diritti: “l’uomo del dubbio come pratica politica”

imageLAMEZIA TERME (CZ) – Pietro Ingrao non è l’icona che agita dal palco il pugno chiuso. Non era un conservatore, non è l’immagine nostalgica dell’uomo che “voleva la luna” da lasciare negli archivi della prima repubblica. Ingrao è un uomo che ha adottato “il dubbio come pratica politica”, che ha anticipato tante delle questioni cruciali del lavoro di oggi, che pensava alla necessità di riformare la costituzione “nel solco della democrazia parlamentare”, tenendo unite “la sfera costituente con la sfera sociale e politica”.Questo il ritratto che emerge dai primi due volumi della collana su Pietro Ingrao, curata da Maria Luisa Boccia, presentati ieri sera in un’iniziativa organizzata dal Centro Riforme Democrazia e Diritti presieduto da Costantino Fittante.

Pochi giorni fa lo storico dirigente del Pci ha compiuto 99 anni e la Boccia ha voluto raccogliere in una collana di tre volumi gli scritti di Pietro Ingrao sul mondo del lavoro “La Tipo e La Notte – Scritti sul Lavoro (1976 – 1996)”, “Lezioni per Pietro Ingrao” le riflessioni sulla figura e il pensiero di Ingrao di Pietro Barcellona, Andrea Camilleri, Andrea Olivetti, Edoardo Sanguineti e Mario Tronti e un terzo volume, in uscita a breve, sul tema delle riforme costituzionali.

Pietro Ingrao un conservatore o un innovatore? Per Maria Luisa Boccia c’è “un’inattualità di Pietro Ingrao che il presente ha bisogno di recuperare”, una sorta di paradosso per cui “una figura che dal Pci dell’epoca era considerato un innovatore astratto e oggi viene visto come un conservatore”. Il dubbio è la parola chiave per capire la figura e il pensiero dello storico direttore de L’Unità: un dubbio che “non era il dubbio dello scettico, ma il dubbio come pratica politica, come metodo per agire in modo meditato”. Mentre il governo Renzi va avanti sulla riforma della costituzione, la docente romana, nipote di Ingrao, ricorda che “Pietro Ingrao fu tra i primi a promuovere il monocameralismo”, ad evidenziare l’esigenza di una riforma costituzionale tanto da proporre nel 1986 un “governo costituente” che intraprendesse un percorso di riforme: il modello costituzionale che Ingrao aveva in mente era “un modello in cui il Parlamento esercita una funzione di controllo sul governo”, una linea di pensiero politico in cui “la riforma della costituzione era strettamente legata alla sfera sociale e del lavoro”. Se la fretta è il piglio dell’era Renzi, la Boccia indica come modello la “lentezza” di Pietro Ingrao, perché “fare politica richiede il suo tempo”, in particolare quando si tratta di cambiare la carta fondamentale della vita repubblicana.

Una personalità poliedrica, un politico “al quale ci si poteva avvicinare e con il quale si poteva parlare”, una figura che ha sconvolto il mondo della politica dalle parole calibrate: così ha ricordato Ingrao il Sindaco Gianni Speranza per il quale “o nel futuro si esprimeranno personalità del livello di Pietro Ingrao o la politica rischia di scadere e perdere credibilità”. La precarizzazione del lavoro, il lungo purgatorio di giovani laureati che impiegano oltre 10 anni per trovare un’occupazione fissa, l’alienazione prodotta da una modernità che prolunga i tempi di lavoro: queste alcune delle tematiche del lavoro – evidenziate dalla giornalista Ida Dominjanni – su cui il leader storico della sinistra italiana poneva la sua attenzione già a cavallo tra gli anni 70 e 80, anticipando tante delle emergenze che segnano il mondo del lavoro di oggi.

Un “uomo del dubbio”, Pietro Ingrao, una scossa politica e culturale nel Pci dei plebisciti per alzata di mano. Un uomo che “voleva la luna” e che – se forse non l’ha raggiunta – ha provato a indicarla.

Salvatore D’Elia

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