Testamento biologico, il promotore Francesco Ruberto risponde alle reazioni

LAMEZIA TERME (CZ) – “E’ sicuramente mia intenzione rispettare il contesto pluralistico entro cui viviamo e non pretendo che le mie convinzioni sui temi etici, debbano essere imposte ad altri.In casi, così controversi, dove sono in gioco dati della vita legati alla tragicità della condizione umana è fuori luogo puntare l’indice verso le idee altrui.

Non penso, e sarebbe sbagliato impostare il dibattito su tematiche così delicate, dell’esistenza di un “partito della crudeltà” opposto a “un partito della pietà”.

Credo che in vicende così dolorose debba prevalere il rispetto di scelte difficili.

Le ragioni che hanno ispirato il mio agire, nel proporre al Consiglio Comunale di Lamezia, l’istituzione del registro dei testamenti biologici, sono gli interrogativi che dovrebbero porsi tutti.

Se non è la natura a decidere della nostra morte, la questione etica fondamentale diventa: chi può o deve farlo? Il medico? Il paziente? La famiglia? Le chiese?

Il testamento biologico fa riferimento alla manifestazione di volontà di una persona, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’ eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili che portino ad uno stato definito vegetativo.

Il testamento biologico pertanto non è uno strumento del paziente “contro” il medico, ma garantisce il rispetto dell’alleanza terapeutica curante – curato che sempre deve fare da cornice alla cura.

Attraverso il testamento biologico qualsiasi persona può indicare inoltre se acconsentire alla donazione degli organi o se intende essere cremato. Condizioni che riguardano esclusivamente l’aspetto intimo e personale dell’individuo.

Il nostro Comune arriva in notevole ritardo sul tema in oggetto. Sono 124 i Comuni italiani che, secondo i dati raccolti dall’associazione Luca Coscioni, hanno istituito un registro dei testamenti biologici. In questo elenco figurano ben 21 capoluoghi di provincia, tra cui Milano, Torino, Venezia, Firenze e due municipi di Roma. In decine di altri Comuni italiani sono in atto iniziative per arrivare all’istituzione di un registro, tra cui petizioni e mozioni in consiglio comunale.

Il primo Comune a istituire un registro dei testamenti biologici, dopo il X Municipio di Roma, è stato Calenzano, in provincia di Firenze nel lontano 2009.

Il registro comunale di certo non è la soluzione migliore, perché non ha valore legale ma con tale iniziativa si cerca di porre rimedio alla mancanza di una legge di cui si avverte la necessità.

A causa dell’assenza di un intervento legislativo, per il medico non sussiste infatti l’obbligo di obbedire al testamento biologico depositato presso il Comune. Ma questo non significa che non valga nulla poiché in caso di contenzioso giudiziario, il testamento biologico può essere portato in giudizio per rafforzare la linea di seguire le volontà della persona.

A poco servono quindi i richiami ai gruppi politici di appartenenza! Qui si entra in un contesto talmente intimo che per quanto mi riguarda non può essere condizionato dall’impegno politico.

Resto dell’avviso che su tutto debba prevalere il rispetto delle volontà altrui. Con l’istituzione del registro non si fa altro che andare nella direzione di una scelta di libertà.

Possiamo e dobbiamo dibattere a lungo sulle tematiche sensibili ma teniamoci fuori dalle polemiche politiche.”

Francesco Ruberto
Vice Presidente del Consiglio Comunale e promotore dell’istituzione del registro dei testamenti biologici

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