Francesco alla Via Crucis: “La Croce è via alla Resurrezione. Dio non si stanca di abbracciarci con la sua infinita misercordia”

IMG_7898.JPG“La Croce di Cristo non è una sconfitta: la Croce è amore e misericordia.” Inizia così, con il Tweet del Papa, questo venerdì santo 2015.

Alle 21 in punto, Papa Francesco è giunto al Colosseo per presiedere la tradizionale Via Crucis che si ripete da sessant’anni alla presenza del Pontefice. Prende posto nella terrazza al Palatino, di fronte al Colosseo e viene salutato da un intenso applauso.
Terza “Via Crucis” presieduta da Papa Francesco che in questo Venerdì Santo, ha portato nel cuore della Capitale migliaia di fedeli, numerose delegazioni straniere, capi di stato, primi ministri. Il rito seguito in diretta tivù in mondovisione è trasmesso in circa 60 paesi. Quest’anno i testi delle meditazioni, sono stati preparati da Vescovo emerito di Novara, Monsignor Renato Corti.
LA CROCE, VERTICE LUMINOSO DELL’AMORE DI DIO CHE CI CUSTODISCE. Chiamati ad essere anche noi custodi per amore è il tema scelto per questa sera.
Nell’introduzione, S. E. Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara torna al 19 marzo 2013 ricorda che “Papa Francesco era stato eletto da pochi giorni. Tenne l’omelia su san Giuseppe, il “custode” di Maria e di Gesù il suo stile era fatto di discrezione, umiltà, silenzio, di presenza costante e di fedeltà totale.”
“Nella Via Crucis che stiamo per iniziare, scrive Mons. Corti, sarà costante il riferimento al dono di essere custoditi dall’amore Dio, in particolare da Gesù crocifisso, e al compito di essere, a nostra volta, custodi per amore dell’intera creazione, di ogni persona, specie della più povera, di noi stessi e delle nostre famiglie, per far risplendere la stella della speranza.”
La particolarità della Via Crucis di quest’anno è data dalla descrizione che Mons. Corti ha voluto fare di “alcuni sentimenti e pensieri che hanno potuto abitare nella mente e nel cuore di Gesù in quelle ore di prova.” L’autore inoltre ci interpella attraverso delle riflessioni che riportano situazioni di vita che caratterizzano i nostri giorni. Monsignor Corti spiega che intende esprimere “una risonanza che dica il nostro desiderio di compiere qualche passo di imitazione del Nostro Signore Gesù Cristo nella sua passione”. Siriani, nigeriani, iracheni, egiziani, cinesi, dalla Terra Santa, e ovviamente italiani, singoli e famiglie. Persone e nuclei familiari da diverse parti del mondo e da luoghi di violenza e conflitto fanno parte del drappello che questa sera, nella suggestiva cornice del Colosseo, porteranno invece la croce nella Via Crucis presieduta da papa Francesco.
Il vicario del Papa per Roma, card. Agostino Vallini, porterà la croce nelle prima stazione. Si alterneranno poi una famiglia numerosa con sei figli. Una famiglia con figli adottati in Brasile; una malata dell’Unitalsi, accompagnata dai barellieri. Incontreremo poi le religiose irachene, le Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena, quelle dell’America Latina, fino all’ultima stazione, la quattordicesima, dove nuovamente la croce è portata dal vicario di Roma, card. Vallini.
Siamo fragili nella fede“, è l’ammissione nella I stazione. E alla II si ricorda che “in questi giorni, vi sono uomini e donne che vengono imprigionati, condannati o addirittura trucidati, solo perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace“. Il proposito espresso nella III stazione è di “non somigliare al fariseo che loda se stesso ma al pubblicano che non osa nemmeno alzare il capo“; alla IV si ricordano “i tanti drammi familiari presenti nel mondo“.
La V stazione considera “l’amore come sorgente di speranza”, mentre la VI parla delle donne, della loro presenza nel Vangelo, sottolineando che “il genio femminile ci sprona a vivere la fede con affetto verso Gesù“. La VII è dedicata alla “tristezza nell’abisso di molte anime, ferite dalla solitudine, dall’abbandono, dall’indifferenza, dalla malattia, dalla morte di una persona cara”. L’VIII stazione stigmatizza la cecità dell’umanità nei confronti di Cristo e la IX, la tiepidezza dei cristiani rispetto all’amore di Dio che “è un mistero di fuoco”: “non siamo forse cristiani tiepidi?”
La X stazione offre una meditazione sugli “avvenimenti che violano la dignità dell’uomo” e si citano “le situazioni tremende del traffico di esseri umani, dei bambini-soldato, del lavoro come schiavitù, dei ragazzi e adolescenti feriti nella loro intimità e barbaramente profanati”. “Tu, Signore, ci spingi a chiedere umilmente perdono a quanti subiscono questi oltraggi e a pregare perché finalmente si svegli la coscienza di chi ha oscurato il cielo nella vita delle persone”.
XI stazione chiede: “Quando sarà abolita la pena di morte, ancora oggi praticata in numerosi Stati? Quando sarà cancellata ogni forma di tortura e la soppressione violenta di persone innocenti?”: Gesù è inchiodato alla Croce lì il Cristo ci insegna a dare la vita per amore.
Nella XII stazione Gesù muore in Croce; il suo grido è il grido dell’umanità. A questa umanità viene “consegnata” la Madre: “siamo stati affidati a tua Madre. Ci hai chiesto di accoglierla nella nostra vita per essere custoditi da Lei come lo eri stato Tu”.
Gesù viene deposto dalla Croce nella XIII stazione dove siamo chiamati ad essere la Chiesa della misericordia: “In Te povero per scelta, la Chiesa è chiamata ad essere povera e amica dei poveri. Contemplando il Tuo volto, il nostro non potrà essere diverso dal Tuo. La nostra debolezza sarà forza e vittoria se ripresenterà l’umiltà e la mitezza del nostro Dio”.
L’ultima riflessione, l’ultimo momento della “Via Dolorosa”, è per Maria. Maria sotto la Croce si fida di Dio. Non è spenta la sua speranza di madre. Chiede ad ognuno di fidarsi: “Per voi tutti chiedo la grazia di una fede forte. Per coloro che attraversano giorni bui, la consolazione”.
Papa Francesco prende la parola: “O Cristo crocifisso e vittorioso, la tua Via Crucis è la sintesi della tua vita e l’icona della tua obbedienza alla volontà del Padre e la realizzazione del tuo infinito amore per noi peccatori e la prova della tua missione e il compimento definitivo della rivelazione e della storia della salvezza. Il peso della tua croce ci libera da tutti i nostri fardelli. Nella tua obbedienza alla volontà del Padre noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disobbedienza.” Per il Papa il volto sfigurato di Cristo è in ogni uomo: “In te, venduto tradito e crocifisso dalla tua gente e dai tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella tua innocenza, Agnello immacolato, noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato, sfigurato, noi vediamo la brutalità dei nostri peccati.” Nella crudeltà della tua Passione, ha ancora continuato, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall’attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo sacrificato, squarciato e dilaniato noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete del tuo Padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità.” Il Pontefice ritorna allora alle persecuzioni che i cristiani stanno subendo con ferocia in ogni parte del mondo: ” In Te, Divino Amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice. Imprimi, Signore, nei nostri cuori sentimenti di fede, speranza, di carità, di dolore dei nostri peccati e portaci a pentirci per i nostri peccati che ti hanno crocifisso. Portaci a trasformare la nostra conversione fatta di parole, in conversione di vita e di opere. Portaci a custodire in noi un ricordo vivo del tuo volto sfigurato per non dimenticare mai l’immane prezzo che hai pagato per liberarci.” E al termine, un’accorata invocazione: “Gesù crocifisso, rafforza in noi la fede che, non crolli di fronte alla tentazioni. Ravviva in noi la speranza che non si smarrisca seguendo le seduzioni del mondo. Custodisci in noi la carità che non si lasci ingannare dalla corruzione e dalla mondanità. Insegnaci che la Croce è via alla Resurrezione. Insegnaci che il Venerdì Santo è strada verso la Pasqua della luce. Insegnaci che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua infinita misericordia, ma insegnaci anche a non stancarci mai di chiedere perdono e di credere nella misericordia senza limiti del Padre!”.
Il Santo Padre poi conclude il suo breve intervento con le parole del fondatore dell’ordine al quale appartiene. E come Sant’Ignazio di Loyola invoca: “Anima di Cristo santificami, Corpo di Cristo salvami, Sangue di Cristo inebriami”.
“Adesso torniamo a casa col ricordo di Gesù, della sua passione, del suo grande amore, e anche con la speranza della sua gioiosa resurrezione” un ultimo saluto ai fedeli, che applaudono commossi.

Luisa Loredana Vercillo

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