Ischia celebra il santo patrono con la suggestiva processione nelle acque dell’isola

imageISCHIA (NA) – “Le doglie colgono donna Laura Gargiulo il 15 agosto 1654, mentre sta passeggiando nel borgo di Ischia, ad una certa distanza dal signorile e fortificato palazzo in cui abita.

Così Carlo Gaetano, il suo terzo figlio, viene alla luce nella modesta stanzetta di una donna del popolo che generosamente e prontamente accoglie la partoriente. Quasi un segno che, quel bambino, non è destinato ad abitare a lungo nel palazzo dei Calosirto, una delle famiglie più in vista a facoltose di Ischia. Sarà per inclinazione naturale, sarà per “colpa” della famiglia profondamente religiosa in cui si prega molto, si digiuna a pane e acqua in ogni vigilia di festa comandata, e dove si respira una grande devozione alla Madonna, ma quel bambino sembra davvero portato alla vita religiosa”… Raccontano così le biografie di un bambino che segnò la storia di quest’isola con il nome di “santo dalle 100 pezze”.
E nel cuore della gente, San Giovan Giuseppe, santo, lo era già da vivo e soprattutto da quel 5 marzo 1734 in cui, ottantenne, e così come aveva predetto, chiuse gli occhi, nello stesso convento napoletano in cui era entrato 65 anni prima. Compatrono dell’isola d’Ischia insieme a Santa Restituta, la gente da sempre lo venera e lo ama come suo carissimo e grande figlio; protettore della comunità isolana, è una figura talmente amata da avere devoti in giro per tutto il mondo, ischitani e non, che per varie esigenze hanno dovuto abbandonare l’isola verde e che conservano vivo il legame con la propria isola d’origine. E ogni anno da tutto il mondo fanno ritorno nella propria terra o si rendono presenti con offerte in denaro che giungono soprattutto dagli Stati Uniti per la festa. Una festa grande e sfarzosa, fatta di luminarie e addobbi da togliere il fiato pimageer la bellezza. Settembre, a Ischia, è il mese di San Giovan Giuseppe della Croce. I festeggiamenti pubblici coincidono con la prima domenica del mese (talvolta, però, anche a fine agosto) e si protraggono per quasi una settimana lungo le strade, le piazze e i vicoli di Ischia Ponte, l’antico Borgo di Celsa.
L’isola cattura, ammalia. Sarà che il tempo sulle isole pare fermarsi, sarà perché forte è il legame con il passato e le tradizioni, la propria storia, certo è che di questa la festa prediletta dagli isolani e dai tanti turisti ci si innamora al primo sguardo: messe, processioni, spettacoli musicali, stand gastronomici e gli immancabili fuochi pirotecnici accompagnano i festeggiamenti del patrono dell’isola d’Ischia, le cui reliquie sono custodite nella Chiesa Collegiata dello Spirito Santo ed il cui corpo è custodito nella chiesa di Sant’ Antonio alla Mandra.
Tutto è pronto anche in questa fine estate con la caratteristica e singolare processione per mare che si svolgerà questa sera, dove il Santo posto su di un gozzo viene accompagnato da numerose barche dei pescatori dell’Isola, tra preghiere e canti di devozione popolare.
Sono molti gli episodi che in epoche lontane e recenti vedono San Giovan Giuseppe della Croce come protagonista. Umile, devoto, al servizio dei poveri, rinunciò ad ogni agio per amore del prossimo. Raccontano le biografie che non contento di dormire sovente accoccolato sui propri calcagni e con la testa appoggiata al muro, propose di non guardare in faccia neppure i suoi confratelli e di non fare uso della seconda tunica concessa dalla regola. Per 64 anni di vita attivissima indosserà solo un ruvido abito di lana sulla nuda pelle, coperta di croci pungenti con 5 ordini di chiodi e fasciata di cilici tessuti con crini di cavallo. Col tempo quell’abito diventerà una costellazione di rattoppi che gli meriterà il titolo di “padre cento pezze”. Bilocazioni, estasi, mortificazioni, cura degli ammalati: “davanti a tutti si umiliò fino a baciare loro i piedi, e da tutti fu ubbidito” il Signore “lo premiava facendo crescere le verdure recise per i poveri la sera innanzi, ora rendendo ottimo il vino già inacidito e ora moltiplicando il pane, perché l’unica preoccupazione di Fra G. Giuseppe era di cercare la gloria di Dio e la sua giustizia”.
I cilici, lo scarso cibo, i viaggi fatti sempre a piedi lo ridussero ben presto in fin di vita. Una permanenza ad Ischia gli restituì in parte la salute. I superiori gli proibirono di nutrirsi soltanto di pane e frutta. Egli ubbidì, ma trovò la maniera di rendere scipito e nauseante il brodo nel quale intingeva il pane. Dopo la prima malattia andò soggetto a un’altra che portava all’idropisia. I medici lo pregarono, per amore di Gesù crocifisso, di privarsi dell’acqua, ed egli, per oltre 30 anni, fino alla morte, non bevve più. Dalla cintola in giù il suo corpo fu ridotto in pessime condizioni. Le gambe gli si copersero di piaghe finché visse.
Ricchi e poveri correvano al suo cospetto per un consiglio, un aiuto, una preghiera. Per soccorrere le famiglie povere, di cui si era fatto un elenco, non si vergognò di stendere la mano. Quando non bastò il denaro, per sovvenire a gravi necessità, intervenne con il miracolo. “Un mercante aveva la moglie incinta e in grave pericolo di vita. Si era messa in testa che, se avesse mangiato delle albicocche, sarebbe guarita. Dove trovarne in pieno inverno? Al Santo chiese soltanto che pregasse perché scomparisse dalla sua consorte quella strana voglia ma egli, voltosi a Fratel Michele, che lo assisteva nelle sue infermità, gli ordinò di prendere 3 rami di castagno da una fascina destinata alla cucina e di piantarli in un vasetto della sua cella. Il fraticello obiettò: “E come daranno albicocche se sono rami di castagno?”. Gli rispose il Santo: “Lascia fare alla Provvidenza!”. La mattina dopo sui 3 rami di castagno furono viste rosseggiare 3 profumatissime albicocche, una fetta delle quali fu inviata al duca di Lauriana, testimone dell’ordine dato dal Santo, perché ne glorificasse Iddio.”
Non minore carità Fra G. Giuseppe nutrì per i malati che visitava e consolava fino a prendere su di sé i loro dolori. Dio gli mostrò quanto gradisse il suo zelo non permettendo talora che la pioggia lo bagnasse. E’ impossibile enumerare tutti i ciechi, gli zoppi, i cancerosi che guarì con una preghiera o un segno di croce. Napoli ed Ischia vivevano all’ombra di questo grande santo di cui sono stati testimoni di eventi prodigiosi: “Un giorno la luce dell’apparizione fu talmente folgorante che ne rimase con una pupilla bruciata. Anche quando gli occhi non lo aiutavano più e i continui dolori di testa lo dispensavano dalla recita del Breviario, egli era fedele all’Ufficio della Madonna che non disdegnava di posargli il Bambino Gesù tra e braccia.
Ed è così che per il “gran santo protettore”, il Borgo di Ischia Ponte prende vita, tingendosi dei mille colori delle lampadine che a centinaia compongono unici giochi fatti di riflessi e riverberi che si completano sulle facciate dei storici palazzi. Basta metter piede nel borgo per essere letteralmente avvolti dallo spirito della Festa. Odori, suoni, voci. Per es. l’odore della festa di San Giovan Giuseppe della Croce è unico: è una fragranza mista, composta da noccioline tostate e zucchero a velo… Sono coinvolti nei festeggiamenti tutti i comuni di Ischia, varie bande musicali isolane si alternano in sfilate e concerti in strada, esibizioni che vengono seguite da tantissimi appassionati che, divertiti, durante l’esecuzione delle melodie più note sottolineano il tempo con gli applausi che trovano il loro momento topico nell’arrivo della Fanfara dei Bersaglieri. Le luminarie sapientemente posizionate lungo tutte le vie che conducono fin sotto al Castello Aragonese compongono un intreccio unico nel suo genere, nuovo di edizione in edizione. I turisti che assistono a bocca aperta alle varie manifestazioni sono proiettati in un mondo dove il tempo pare essersi fermato.
I momenti più toccanti della Festa sono, ovviamente, quelli legati alla liturgia, le caratteristiche processioni, composte ogni anno da un numero sempre crescente di persone. Sono ben due, una si sviluppa lungo le strade del Comune di Ischia e fa ritorno alla chiesa di partenza in quel di Ischia Ponte e si tiene la domenica, mentre la seconda ha due aspetti particolari, e cioè che inizia con una processione via mare e termina con una via terra ed è la caratteristica processione del lunedì: la processione, dopo la celebrazione della Santa Messa nella Collegiata dello Spirito Santo, con banda musicale al seguito, arriva al molo antistante il Castello Aragonese, dove si imbarca su uno storico peschereccio (come tradizione) e parte alla volta del Castello. Una volta giunta lì, inverte la rotta e si dirige verso il Porto di Ischia, seguito da un’altra imbarcazione che ospita la Madonna di Costantinopoli e da numerosissime imbarcazioni di qualsiasi dimensione che festanti accompagnano il Santo allo sbarco. Lungo la processione fatta di gozzi dei pescatori con a bordo i fedeli, spettacoli pirotecnici puntellano la rotta fino allo specchio d’acqua del Porto dove il Santo è accolto dalle sirene dei natanti e dei traghetti in segno di devozione e rispetto. La processione giunge al tramonto a toccare di nuovo terra e far rientro nel Borgo di Ischia Ponte attraversando l’intero paese. Le case posizionate lungo il percorso che tradizionalmente compie la processione, espongono ai balconi coloratissimi e pregiati arazzi, mentre dai balconi e dalle chiese, lungo il percorso, vengono lanciati petali profumati.
La lunga, lunghissima processione giunge così di nuovo ad Ischia Ponte dove si compie il passaggio più emozionante di tutti: i due Santi rientrano nelle rispettive chiese. Il simulacro di San Giovan Giuseppe della Croce attende che la Madonna di Costantinopoli rientri nella propria Cappella dell’Arciconfraternita, inchinandosi per salutarla, per poi rientrare nella propria chiesa tra preghiere e applausi.
In questi giorni di grandi e curate liturgie poi vengono destinate ingenti somme di denaro per la realizzazione di opere meritorie in nome del Santo che con l’abito segnato da 100 pezze d’amore soleva ripetere “non si va mai all’inferno per troppa carità”.

Luisa Loredana Vercillo

Commenta