Un “gestore” cool e parabole dell’era moderna. Quando il Papa ha sempre campo…

imageLa telecamera si sofferma sulla mano destra del Papa che regge un telefonino. Se qualcuno avesse acceso la tv in quel momento sintonizzandosi sulla diretta dallo Stadio Olimpico, dov’era in corso la festa per il Giubileo dei Ragazzi, avrebbe pensato di certo ad una nuova pubblicità sull’ultimo modello di smartphone. Invece a reggere il telefonino è niente meno che il Papa quello che tante volte ha detto di ascoltare la radio perché “poco tecnologico” e perché ha solo due tasti: per la sintonizzazione e per il volume. 79 anni, Bergoglio… E non sentirli.

Un cuore giovane, giovanissimo, perché come diceva Papa Wojtyla, Gesù è sempre giovane e parla il linguaggio dei giovani. E così ai circa 70 mila adolescenti (dai 13 ai 16 anni), giunti dall’Italia e dal mondo riuniti per la festa del Giubileo dei Ragazzi, il Papa compare in un video messaggio e parla con un linguaggio semplice e diretto come quello dei ragazzi.

Perché Papa Bergoglio è fatto così, è uno che sa parlare alla gente, ai semplici; con le sue parole apre il cuore, infonde sicurezza e lo fa con autorevolezza, non con autoritarismo. E’ uno che sa bene come parlare ai giovani perché da gesuita ha carisma, capacità educativa, empatia. E i più giovani sanno che di un adulto così ci si può fidare.
Il Papa saluta e ringrazia per la “pacifica invasione” di Piazza San Pietro, trasformata in un enorme confessionale, e per avere attraversato la Porta Santa, poi ricorda: “Non dimenticate che la Porta indica l’incontro con Cristo, che ci introduce all’amore del Padre e ci chiede di diventare misericordiosi, come Lui è misericordioso. Le opere di misericordia corporale, riportate sulla bandana che avete appartengono alla vita di tutti i giorni, spiega e permettono di riconoscere il volto di Gesù nel volto di chi incrocia il nostro cammino, soprattutto i più deboli: profughi, forestieri, ammalati”.

Parla facendo esempi concreti, riferendosi alla quotidianità dei giovani ascoltatori: “Essere misericordiosi vuol dire anche essere capaci di perdono. E questo non è facile, eh? Può succedere che, a volte, in famiglia, a scuola, in parrocchia, in palestra o nei luoghi di divertimento qualcuno ci possa fare dei torti e ci sentiamo offesi; oppure in qualche momento di nervosismo possiamo essere noi ad offendere gli altri. Non rimaniamo con il rancore o il desiderio di vendetta!”.Per perdonare e dimenticare il torto ricevuto, dice il Papa, bisogna capire ciò che Gesù insegna e chiede…

Come fare, verrebbe da chiedersi, per connetterci con Gesù?
Ed ecco cosa si “inventa”, per rispondere alla domanda di ognuno di loro: la telecamera allarga il campo sulla scrivania, il Papa solleva un telefonino, lo tiene nella mano ed anziché dire come si sente ripetere nelle nostre case di “posare questo affare, stai sempre connesso!” da buon educatore si allea con ” l’aggeggio malefico”; direbbe una santa dei nostri giorni, Chiara Lubich, si “fa uno” con gli interlocutori : “Ragazzi, quante volte mi capita di dover telefonare a degli amici, però succede che non riesco a mettermi in contatto perché non c’è campo. Sono certo che capita anche a voi, che il cellulare in alcuni posti non prenda… Bene, ricordate che se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende! La famiglia, la parrocchia, la scuola, perché in questo mondo avremo sempre qualcosa da dire di buono e di vero”.

Accenna ad un sorriso, ha l’aria sorniona di chi sa di aver colpito nel segno. Dallo stadio si alza un applauso fragoroso. Una parabola stile Gesù di Nazareth in chiave moderna, con tanto di slogan. Poche parole, come quando Gesù ai lapidatori risponde con il celeberrimo “chi è senza peccato”: “Mettiamoci sempre dove si prende!” Ah se nelle nostre parrocchie, nelle parrocchie degli altrettanto 70 mila ragazzi assenti potesse esserci un parroco o un educatore a “spingere” per le strade della vita a colpi di parabole telefoniche!

Smartphone, Rocco Hunt e Francesca Michielin: selfie, papascatto, o autoscatto ieri mattina quando gli artisti, che ieri sera hanno cantato allo stadio, hanno postato sui social la loro gioia ed ammirazione per il Papa argentino appena incontrato.
Il Papa esprime il dispiacere per non essere con i ragazzi, ma ad una certa età va a riposare presto: “Mi avrebbe piaciuto tanto poter venire con voi allo stadio…” E non importa se il verbo non è proprio quello giusto, il verbo del cuore ha molto più significato. I ragazzi esultano, danzano, cantano a squarciagola. “Non ti voglio vedere triste, i volti dei ragazzi della tua età devono avere il sorriso” aveva detto a Letizia ragazza perugina, che dopo essersi trovata dinanzi il Papa in veste di confessore, era scoppiata in un pianto per l’emozione.

Nello stadio è una grande festa, niente facce all’aceto di quelle tanto rintuzzate da Papa Francesco ma gioia a cui lo stesso Francesco aveva invitato: “vivete con gioia questo momento”. In mattinata le immagini del pontefice sceso a sorpresa a confessare i ragazzi in piazza San Pietro avevano fatto il giro del mondo. Quello che avrebbe dovuto essere un gesto normale diventa eccezionale forse e paradossalmente proprio perché papa Francesco con la semplicità del suo esempio riporta all’essenziale. Sicuramente qualcuno avrà storto il naso su “questi giovani”, “questa musica” questo “uniformarsi” della Chiesa e del Papa al linguaggio giovane; ma Francesco tira diritto, resta “connesso” ad un gestore davvero cool, Gesù di Nazareth, quello stesso che non ha mai “vivacchiato” che dice ” Alzati! Che vi vuole in piedi” ha ricordato questa mattina nell’omelia della Messa in piazza San Pietro, dove erano presenti circa 100 mila persone.

“La vera felicità non è una “app” che potete scaricare sul telefonino” ha detto il Papa convinto, “nemmeno nella versione più aggiornata”. Come non credergli? Lo saprà bene lui che si mette sempre dove si prende. Lui che ha sempre campo…

Luisa Loredana Vercillo

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