Al “Campanella” proiezione docufilm “Anna, Teresa e le Resistenti”
LAMEZIA TERME (CZ) – E’ stato il giovanissimo regista Matteo Scarfò, originario della Locride, con il suo docufilm “Anna, Teresa e le Resistenti” il protagonista del secondo incontro organizzato dal Centro “Riforme – Democrazia – Diritti” nell’ambito dell’iniziativa “La Resistenza Radice della Nostra Democrazia”, in occasione dei 70 anni della Liberazione.
Parla di Resistenza, Matteo Scarfò, soprattutto di Resistenza femminile, partendo da un personaggio realmente esistito, Teresa Gullace di Cittanova, che non era una partigiana ma semplicemente una calabrese emigrata a Roma per lavoro. Durante l’occupazione di Roma, la donna fu freddata da un colpo di pistola nel corso di alcuni tafferugli scoppiati davanti alla caserma dove si trovava rinchiuso il marito, arrestato dai tedeschi nel corso di un rastrellamento.
Non tutti sanno che Teresa Gullace ispirò il regista Roberto Rossellini per il suo film “Roma città aperta. La sequenza che rimane una delle più famose della storia del cinema italiano, quella in cui “la sora Pina” (interpretata dalla grande Anna Magnani) rimane uccisa da una raffica di mitra mentre corre dietro il camion che le porta via il marito catturato dai tedeschi, riprende il tragico episodio della Gullace.
Su questa morte non c’è mai stata chiarezza, il colpo che uccise la Gullace proveniva dalla caserma ma sui veri responsabili le testimonianze non furono mai concordanti.
Nel docufilm del regista calabrese, il tentativo di costruire le tante verità. Una sorta di omaggio doveroso ad una donna che, suo malgrado, è divenuta simbolo della Resistenza romana e che rappresenta la sofferenza femminile in quel periodo storico. L’intento allora, attraverso un film che riunisce le tecniche del cinema, del teatro e del documentario, di allargare lo sguardo sulle vicende del dopoguerra, sulle enormi difficoltà incontrate per ricostruire il futuro, per riconquistare la piena libertà.
Presso l’Auditorium del Campanella, la proiezione dell’opera di Scarfò è stata introdotta dallo stesso autore e commentata dal dirigente dell’Istituto, Giovanni Martello, dal professore Antonio Bagnato, dall’on. Costantino Fittante.
Negli interventi, un excursus su quella fase storica che segnò la rinascita del nostro Paese, su quel movimento detto Resistenza definito anche “secondo Risorgimento”. Per Bagnato: “ Il 25 aprile è la data fondativa della nuova Italia che nasce dalla Resistenza e dall’antifascismo. Un popolo che non ha date simboliche è come se non avesse radici”.
Ma stavolta l’attenzione è stata incentrata soprattutto sulle “donne resistenti”: quelle presenze silenziose, numerosissime, combattenti attive pur senza divisa e senza gradi, che tanto contribuirono alla lotta di Liberazione.
Sempre pronte a difendere i loro uomini, ad aiutarli senza toccare mai un’arma. Un esercito di volontarie la cui missione fu quella di curare i feriti, portare i messaggi, le armi, i viveri. “Operaie, contadine, studentesse, aristocratiche, casalinghe, impiegate, suore, senza un ordine o un appello se non quello del loro cuore”.
Una forza femminile che emerse in quel periodo, restituendo senso e valore al ruolo della donna nella società italiana, ed alla quale Scarfò ha voluto dare voce, in modo imparziale, attraverso testimonianze e documenti. Nulla è inventato nel film di Scarfò, dove è inserita anche una storia di immigrazione, quella di un soldato italo americano che si trova a tornare nella terra dei suoi genitori per combattere contro i suoi stessi connazionali.
La guerra con tutte le sue implicazioni psicologiche e sociali, con le sue drammatiche conseguenze, nelle scene che si sono susseguite dinanzi agli occhi degli studenti del Campanella. Nel tentativo di far riflettere su aspetti e risvolti umani finora trascurati, di affidare alla memoria personaggi e fatti ignorati dalla storia ufficiale.
Elisabetta Mercuri
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