Oltre 600 persone al Museo Archeologico Lametino nella Notte Bianca dei Musei
LAMEZIA TERME (CZ) – Pochi minuti dopo la mezzanotte il registro firme segnava quota 600 o poco giù di lì. Gli organizzatori parlano di un segnale importante: in una serata di sabato, spesso dedicata a ben altri tipi di movida, vedere tanta gente visitare le stanze del museo archeologico lametino, accompagnata da guide giovani, con il sottofondo della musica del quartetto Francesco Scaramuzzino, Giorgio Caporale, Luciano Cefalà e Giorgio Cimino, che gratuitamente si sono messi a disposizione per animare la serata.Insomma, c’è stato un vero e proprio gioco di squadra dietro il successo della Notte Bianca dei Musei a Lamezia Terme: in contemporanea con oltre 3000 musei in 40 paesi europei, sono state aperte le porte del museo archeologico lametino, dando la possibilità a tanti di visitare i tesori custoditi nelle sue stanze e di vivere il museo come realtà viva, dove la cultura genera socialità e fa delle strutture culturali della città luoghi di socializzazione, di riscoperta dell’identità e di democrazia.
Un lavoro di squadra che ha dato i suoi frutti grazie alla sinergia tra l’Ufficio cultura del Comune di Lamezia Terme coordinato da Claudia Brunetti, l’associazione archeologica lametina e dai volontari: dai musicisti alla guida, giovani della città hanno scelto di offrire il loro tempo per sentirsi parte di un’iniziativa di respiro europeo che, mentre apre le porte dei musei, apre anche le menti a una cultura che fa divertire anche senza regalare futili evasioni edonistiche.
E il primo a essere soddisfatto è proprio il direttore archeologo del Museo Archeologico Lametino Gregorio Aversa che vede nei numeri della serata “una bella risposta da parte della città, il segnale che i lametini apprezzano che un istituto di cultura apra in una fascia oraria come quella tra le 20-24 andando incontro alle esigenze delle persone che durante la giornata non hanno tempo”
“Il Museo va fatto conoscere ai lametini e anche a chi viene da fuori Lamezia” ci spiega ancora Aversa che in vista dell’ultimazione del terzo piano del complesso San Domenico pensa a un museo che diventi “uno spazio polifunzionale che, oltre alla funzione di museo archeologico, possa ospitare anche mostre di carattere temporaneo e manifestazioni culturali nell’ottica di far passare il messaggio di un luogo “vivo”, che conserva tesori di valore artistico di rilevanza regionale che dobbiamo conoscere e da far conoscere, partendo dal canale strategico delle scuole”.
La musica continua a fare da sottofondo, le ore si fanno “piccole” e a discapito dei luoghi comuni si fa sempre più bassa l’età media dei visitatori che, iniziato il tour dalla sezione preistorica, vogliono concluderlo fino ai reperti di età più vicine alla nostra.
E all’uscita, la considerazione comune di tanti è: perché non ripeterlo più volte durante l’anno?
Salvatore D’Elia
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