Commissione d’accesso, Rosario Piccioni: “Diamo un segnale chiaro allo Stato: dimettiamoci e facciamo tornare Lamezia alle urne”

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – “Anche dopo l’insediamento della commissione d’accesso al Comune, se si vuole il bene di Lamezia con i fatti e non a parole va perseguita fino in fondo ogni possibilità nell’esclusivo interesse della città. Certamente bisognava essere più tempestivi nel lanciare dei segnali allo Stato, ma se ancora oggi c’è una possibilità dobbiamo fare di tutto per seguirla.

Dichiaro pubblicamente che se c’è questa volontà da parte di altri consiglieri comunali, sono pronto a firmare immediatamente le dimissioni per consentire un rapido ritorno di Lamezia alle urne e un processo di rigenerazione democratica per la nostra comunità. Ancora oggi c’è la possibilità di dimostrare di non essere attaccati alla poltrona e di essere pronti a mettere da parte mire personali e ambizioni per agevolare la città. Anche le dichiarazioni di ieri dell’onorevole Magorno, segretario regionale del principale partito d’Italia che esprime tra l’altro il Ministro degli Interni, ci indicano segnali chiari. Anche in questa fase, dimetterci e consentire ai cittadini di Lamezia di tornare al voto significherebbe lanciare un segnale forte e positivo allo Stato. Significherebbe fare il bene della città”. E’ stato l’appello pubblico del consigliere comunale di “Lamezia Insieme” Rosario Piccioni che, a poche ore dall’insediamento della commissione d’accesso antimafia al Comune di Lamezia Terme, ha incontrato i cittadini in un’affollata Piazzetta San Domenico, iniziativa annunciata nei giorni scorsi per parlare dei risvolti dell’operazione “Crisalide” nella terza città della Calabria.

“Lo ripetiamo ancora una volta: siamo convinti che un eventuale terzo scioglimento sarebbe una iattura, una catastrofe per la nostra città. Ma sia ben chiaro: noi siamo e saremo sempre dalla parte dello Stato e delle istituzioni. É giusto che la commissione d’accesso faccia fino in fondo il suo lavoro”.

Il consigliere Piccioni definisce la posizione del Sindaco Paolo Mascaro all’indomani dell’operazione Crisalide “una posizione di arroccamento, un atteggiamento di negazionismo e autoassolutorio. Il Sindaco ha una chiara responsabilità politica in tutta questa vicenda. Ma da oggi il Sindaco ha anche una responsabilità giuridica. Nel massimo rispetto del lavoro che la commissione d’accesso svolgerà nei prossimi mesi, da oggi c’è un dato di fatto conclamato e incontestabile: per la terza volta si è insediata una commissione d’accesso al Comune di Lamezia. Così come c’è un altro dato storico e conclamato: tra il 1993 e il 2000 e poi tra il 2005 e il 2015 quando ha governato il centrosinistra a Lamezia commissioni d’accesso non ne sono state nominate”.

Riepilogando quello che definisce “lo stillicidio” seguito all’operazione Crisalide, dalle dimissioni di due assessori della giunta Mascaro alla “anomala” autosospensione della consigliere di maggioranza Maria Lucia Raso su cui la stessa Prefettura ha richiesto chiarimenti al Comune, per Piccioni “non c’entra niente parlare oggi di rimpasto di giunta, perché non c’è un problema politico.  La commissione andrà a verificare quanto è stato fatto fino ad oggi, a partire dall’ultima campagna elettorale. E quando il Sindaco, in una sua dichiarazione, parla di rimpasto e cambi di assessori per evitare attacchi e speculazioni, sbugiarda anche suoi  assessori dimissionari che hanno giustificato la propria scelta per motivi di lavoro”.

Per Rosario Piccioni “è importante che la classe politica e la classe dirigente di questa città si interroghi su quanto accaduto con l’operazione Crisalide, per la quale va un grande ringraziamento alla magistratura e agli uomini delle forze dell’ordine. Se in questa città un padre arriva ad accompagnare il figlio da un capo cosca per cercare voti o se pur di vincere le elezioni si è disposti a costruire dodici liste con candidati che neppure si conoscono, scelti in base alle appartenenze familiari, sono atti che fanno male alla democrazia. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. La società civile lametina ha il dovere morale e politico di interrogarsi e riflettere su quanto è accaduto. Soprattutto per non commettere più certi errori”.

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