Lamezia è allo stremo

Governare un comune in amministrazione straordinaria non significa tralasciare la gestione ordinaria della cosa pubblica. Si possono rilevare tutti i dissesti di questo mondo ma l’attività pubblica deve andare avanti, specialmente nella terza città della Calabria.

Lamezia Terme è allo stremo. Non è possibile. In questi anni ho assistito ad un lento declino, sino ai momenti a cui tutti noi stiamo assistendo.
E per favore non mi si venga a dire che non ci sono quattrini: non è vero. La Regione Calabria ogni sei anni redige un Programma Operativo Regionale rispondente alle diverse linee di finanziamento offerte dalla Commissione Europea. Per svariati temi, dalla mobilità al turismo, dal l’inclusione sociale all’ambiente e rifiuti e così via. È inutile farvi l’elenco delle opportunità offerte dall’amministrazione regionale.
E sui danni provocati dal mal tempo, ad esempio, è di poche ore la decisone del consiglio dei ministri di destinare 250 milioni di euro alle regioni per far fronte ad una parte dei danni subiti.

Ma per utilizzare i finanziamenti ci vuole programmazione, progettazione, idee per un futuro che è dietro la porta. A Lamezia non esiste tutto ciò. Niente. Il vuoto.

Lo scrivo ormai da sei anni, da quando sono diventato cittadino part time di Lamezia. E chi mi conosce ha avuto modo di verificare quanto io ci tenga affinché le “cose” cambino.

Ci vuole una mobilitazione generale. Lamezia è stanca di assistere inerme ed impotente allo scempio che si sta realizzando. Uno stato di abbandono generalizzato, dai rifiuti alle infrastrutture, dai servizi (in primis quelli di TPL) alla manutenzione del verde, dagli impianti sportivi alle scuole. E non voglio aggiungere altro.

Non può una commissione straordinaria non seguire la normale amministrazione di un Ente. Si prenda esempio da altri comuni commissariati dove si è perfino programmato un piano di demolizione degli edifici abusivi. Altro che fermo totale della gestione della cosa pubblica.

Perché, cara Commissione straordinaria, i cittadini di Lamezia Terme pagano anche loro le tasse locali ed anche in modo significativo se rapportato ad altri comuni simili per ampiezza demografica e di territorio.

Non se ne può più. La commissione straordinaria faccia il suo lavoro, sia presente sul territorio perché la città non può morire. Lo stremo, facciano lor signori, non si trasformi in declino. È un appello alla civiltà.

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MARCO FOTI
Marco Foti, pugliese di origini, ha vissuto e studiato a Reggio Calabria dove si è laureato, presso l’Università Mediterranea, in ingegneria civile, indirizzo trasporti.
Ha iniziato la propria attività professionale presso l’ateneo di Reggio Calabria in parallelo alla libera professione nel settore dell’ingegneria civile e dei lavori pubblici.

Vive in Liguria dove è Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova. Esperto di pianificazione e programmazione dei sistemi di trasporto e dei servizi di logistica, è stato membro della Commissione Trasporti dell’Ordine di appartenenza ed è stato selezionato tra gli esperti di riferimento per il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per il periodo 2011-2012 e 2016-2017.

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