Simone Mori e la sua malattia sui social. Una storia di #tenaciaetenerezza

Lo seguo su twitter da un po’ di tempo, dopo essermi imbattuta per caso (del resto sui social va sempre così) nel retweet di un mio follower. Ed ora sono qui a scrivere di lui, un ragazzone di 40 anni che con semplicità è riuscito ad entrare nei cuori di tanta gente, parlando della sua malattia allo stesso modo di come la maggior parte dei giovani sui social parla delle vacanze, delle serate in discoteca o delle giornate trascorse al mare.
Simone Mori non è famoso, è uno come noi, come me che scrivo e come voi che leggete; da due anni combatte contro il linfoma di Hodgkin e sui social racconta quotidianamente se stesso e le sue battaglie.
Non lo conosco personalmente e non so nulla di lui se non quello che leggo sulla sua bacheca, e se sto qui a scrivere non è per raccontare la sua storia, ma quello che riesce a fare “grazie” alla sua storia.

La sua è diventata quasi una missione, un modo “diverso” di vivere la malattia.
Spesso dai suoi post traspare sofferenza e stanchezza, a volte rabbia, ma non si arrende, continua a lottare quotidianamente contagiando gli altri con il suo ottimismo. È riuscito in poco tempo ad attirare l’attenzione di migliaia di follower, creando, suo malgrado, una comunità virtuale fatta di persone che realmente sono interessate alla sua salute, alle sue emozioni e alle sue sfide. Ormai tutti tifano (tifiamo) per lui.
Ha coniato un hashtag #tenaciaetenerezza che solo a leggerlo fa stare bene.
Qualunque cosa scriva è sempre #tenaciaetenerezza, che siano post di rabbia o di speranza. Per il suo quarantesimo compleanno, nel ferragosto scorso, ha fatto realizzare dei braccialetti con questo hashtag e li ha messi in vendita in rete per ricavarne soldi da donare alla ricerca.
Simone è un ragazzo normale che un giorno, all’improvviso, vede la sua vita fermarsi e prendere un’altra direzione, mettendo in modalità “pausa” la realizzazione dei suoi sogni, per vincere una grande battaglia, quella della vita. Ma non si abbatte e fin da subito si arma di tenacia e tenerezza per poter sconfiggere il nemico.
Ha accanto la famiglia e gli amici di sempre, lo ricorda spesso, ma è chiaro che la comunità virtuale ormai fa parte di lui e della sua missione. Grazie ai suoi modi è riuscito ad entrare nel nostro quotidiano, dimostrando che i social, a volte, possono diventare una ricchezza immensa.
Ed ecco allora che lo ritroviamo in foto davanti ad un fiore, oppure sul lettino prima della chemio, o in camera sua quando ha la febbre. Non mancano le foto più liete, come quelle insieme ai suoi cari, e non si vergogna di mostrare i segni della malattia. Oggi ha anche pubblicato il video di un siparietto simpatico tra lui e il suo papà.
Simone ha trasformato il suo social in una palestra di vita dove ognuno di noi può andarsi ad allenare, sollevando i pesi della sofferenza e correndo sui tapis roulant della speranza, il tutto con una bella dose di tenacia e tenerezza.

Vi invito ad andarlo a cercare sui social e a seguirlo. Sono certa che non ve ne pentirete.

CM

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