Aspettando Papa Francesco: in Calabria tra fragilità e speranza

papa_francesco1E così domani il Papa sarà in Calabria, mancano poche ore e l’attesa cresce. Cassano all’Jonio, cittadina calabrese si è vestita a festa. Strade e piazze sono già imbandierate, manifesti danno il benvenuto al Papa.Francesco viene per mantenere una promessa fatta il 28 dicembre scorso quando scriveva ai Sacerdoti, Consacrati e fedeli della Diocesi di Cassano all’Jonio quasi scusandosi per non aver potuto incontrare ancora tutti i suoi fratelli e le sue sorelle in Cristo e per aver “sottratto” loro il Vescovo Nunzio Galantino ponendolo a capo della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Il Papa partirà domani di buon mattino dall’eliporto del Vaticano per raggiungere il carcere di Castrovillari. Sono previsti incontri coi detenuti e poi altri momenti importanti; visite ad ammalati terminali, l’appuntamento con sacerdoti ed anziani; il pranzo offerto ai poveri e ai giovani di una comunità terapeutica. Seguiranno poi il trasferimento nella Piana di Sibari, la celebrazione della Messa e la partenza per Roma; verso le 18,00 il decollo dalla piazzola attrezzata alle spalle del palco e rientrerà in vaticano per le 19,30. La Calabria intera si era subito posta in sua attesa all’annuncio della visita ed ora aspetta non senza emozione.

Nel suo quarto viaggio, dopo Lampedusa, Cagliari e Assisi, il Papa arriva nella più piccola diocesi dalla Calabria. Una Calabria dove la disoccupazione è salita al 22%, contro quella italiana del 12%; e la disoccupazione giovanile giunta al 56%, con il 3% in più rispetto al 2012.

Qualche “esperto della prima ora” si è chiesto come mai Cassano e come mai il Papa non avesse scelto di visitare qualche cittadina più grande. Il Papa esce dalle logiche umane e mondane e punta agli ultimi, alla periferia. La Calabria una delle Periferie (ahimè) dell’Italia, Cassano periferia della Periferia. Ultimi tra gli ultimi.
La visita di Papa Francesco è stata definita da certa stampa come il “viaggio del Papa in terra di mafia”, nella quale troverà una vita sociale dei calabresi descritta come subalterna alla volontà di pochi. Chi incontrerà il Papa? Forse qualche spocchiosa autorità che ha saccheggiato questa terra? Magari avrebbe dovuto sorbirsi, in una diocesi più grande e di maggiore “visibilità” un bel discorso su quanta povertà c’è in Calabria mentre i potenti di turno scalano gli scranni del Parlamento accompagnati dalle loro scorte (rischiano forse la vita per “il bene comune?”) e “smarriscono” lungo la via le opportunità o il denaro (poche o molti non contano) che dalla Comunità Europea giungono quaggiù truffando su arance e cooperative.

Il Papa troverà una regione nella quale i cittadini sono “nessuno” se non amici di qualcuno; nella quale i cittadini sono “qualcuno” anche se hanno costruito un’immagine vuota di contenuti o hanno ottenuto qualcosa immeritatamente. Anche la scuola desta sospetti perché viene descritta come portatrice di un humus e di un modello culturale che si perpetua all’insegna di comportamenti devianti nel territorio, in cui tutti i cittadini sono costretti ad adeguarsi; nonostante questo numerosi e coraggiosi insegnanti si spendono generosamente per i propri alunni.

Ma questa descrizione come spesso accade, è solo la via più comune per identificare la complessità dell’itinerario che compirà Papa Francesco, in una regione per la quale i veri problemi sociali non sono mai stati affrontati correttamente. Ecco perché il Vescovo di Cassano Nunzio Galantino ha definito questa regione “sfregiata dall’egoismo”.

La Calabria è davvero una “regione sfregiata dall’egoismo” perché educata da una classe politica clientelare che ha operato per ottenere sempre un qualche vantaggio e per ridurre la libertà dei suoi abitanti. Pertanto, in Calabria nulla si fa se non ci si affida ad altri perché educati alla subalternità psicologica e subordinazione fisica perpetua, annullando la propria personalità.

Un approdo di gente stanca, di chi, cioè, ha urtato contro l’invalicabile. Infatti, sottolineava Mons. Giuseppe Agostino, arcivescovo emerito della Diocesi di Cosenza da poco scomparso, raccontando degli incontri quotidiani nel suo ufficio per invocare “raccomandazioni”, che quasi tutti dicevano: “Non sappiamo più a chi dobbiamo rivolgerci” e questo è molto grave, è un sintomo di una degenerazione del vivere sociale e politico”.

Papa Francesco non farà un viaggio “in terra di mafia” e nemmeno “in una terra piena di contraddizioni”, come spesso si sente dire e si leggerà. Il suo viaggio sarà in una terra antica dal carattere ben preciso, che non si è mai affrancata dalla subalternità. In Calabria sono rimasti coloro che desideravano ereditare il parassitismo sociale e politico dell’epoca e, attraverso la loro eredità culturale, hanno ridotto la regione al margine e senza futuro. La Calabria è così rimasta immobile e inguaribile.

Qualcuno può raccontare al Papa che questa realtà sociale non provoca alcuna reazione perché lo Stato ha creato alternative e cuscinetti attraverso le pensioni a nonni e falsi disabili per perpetuare un’utile subalternità a favore di politici e devianti con potere intimidatorio? I calabresi accettano così, rassegnati e succubi. Ma in Calabria come è ovvio vive gente salda e operosa, generosa: uomini e donne da sempre in attesa che la sorte cambi.

Il Papa in questi giorni ha tuonato nelle sue omelie in Santa Marta contro la corruzione, avrà parole per la mafia? Per la ‘ndrangheta che ha ucciso barbaramente il piccolo Cocò? Si! Ne siamo certi, il Papa ha percepito e compreso l’anima di una regione in difficoltà e ricorderà con commozione il piccolo Nicola e pregherà per padre Lazzaro Longobardi.

Non credo sia giusto avere attese miracolistiche, come se il Papa potesse minimamente affrontare anche uno solo dei nostri tanti problemi, non spetta a Lui. Il Papa viene a parlare ai calabresi con il linguaggio nuovo dell’esempio.

Sobrietà, niente spese inutili è il primo effetto. Per organizzare la visita a Cassano la Chiesa calabrese si è affidata “all’obolo della vedova”, per evitare politici e sponsor esterni dal petto gonfio in prima fila orgogliosi del proprio contributo economico, si sono destinate le collette delle messe domenicali per questa necessità; e poi i volontari, le parrocchie, i giovani, le associazioni tutti mobilitati. Papa Francesco viene nella Calabria di tanta gente onesta che suda, ma gente spesso stanca e lo fa per ribadire la “sua geografia” che strizza l’occhio alla periferia umana esistenziale e materiale.

Troverà una Chiesa viva, in prima linea, dove numerosi sacerdoti combattono quotidianamente per una società più giusta senza cedere al compromesso; dove molte parrocchie si sono attivate, spinte anche dal vescovo e dalla Caritas diocesana, con progetti rivolti ad anziani, disabili, giovani, emarginanti e immigrati; una realtà è l’attivazione del microcredito, per poter dare risposta proprio alla problematica della perdita del lavoro accompagnato da corsi di avviamento per apprendere dei mestieri diversi o dei mestieri che mirano all’inserimento dei giovani. Ma troverà anche una Chiesa che spesso rinuncia e che si adatta alla logica del compromesso, ad una pietà popolare che rasenta la superstizione o alla sola amministrazione dei sacramenti.

La venuta di Francesco è un dono per Cassano e per la Calabria. Francesco ci parlerà da papa e da credente in Cristo. Cercherà di ravvivare la fede di chi crede, annunciandola a chi invece non crede. Ci chiederà di restare uniti. Ci inciterà alla speranza. Così facendo avrà compiuto il suo dovere di richiamarci alle tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità, che ai calabresi stanchi, forse cominciano a mancare. La speranza è che Papa Francesco, con la sua forza e il suo carisma, possa ribadire ai calabresi un concetto forte simile a quello già espresso a favore degli operai di Piombino il 23 aprile 2014: “Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le mani incrociate! Vivete sempre con la coscienza retta di chi non cede ai compromessi umani”. La speranza è ciò che non abbiamo; e che verrà dalle parole del Papa per la Chiesa locale, per i cittadini, per i politici. I credenti calabresi di certo lo accompagneranno con la preghiera, ognuno per le sue necessità, nella simpatia e nella solidarietà comuni.

Il Papa non porta con sè “né oro né argento”, né gliene chiediamo. Non crediamo all’efficacia delle intercessioni verso i responsabili esterni delle nostre difficili condizioni, non le dovremmo accettare per principio. In un modo o nell’altro restiamo noi i responsabili del nostro destino, amaro o dolce che sia o che sarà. A noi il compito di riflettere sulla conversione che il nuovo stile di Papa Francesco e le sue parole di speranza suggeriranno anche in Calabria ai credenti in Cristo e ai non credenti. Auguriamoci che metta in crisi il cuore e l’animo dei responsabili che hanno reso fragile questa nostra afflitta e bella regione.

Luisa Loredana Vercillo

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