Divieto alla Fondazione Natuzza Evolo di organizzare “pubbliche attività di religione e culto” dentro e fuori la propria sede

Da oggi la “Fondazione Natuzza Evolo” non potrà organizzare “pubbliche attività” di “religione e culto” dentro e fuori la propria sede. La decisione è del vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, che con un decreto, datato 1 agosto 2017, revoca il precedente decreto di approvazione dello Statuto emesso nel 1999 dall’allora vescovo, mons. Domenico Tarcisio Cortese.

Il presule, nel testo, fa divieto, inoltre, alla Fondazione, di “utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime non ancora consacrata, di raccogliere offerte in eventuali pubbliche celebrazioni liturgiche che in ogni caso dovranno organizzarsi solo ad opera della parrocchia Santa Maria degli Angeli in Paravati, unica a essere titolata per qualsiasi attività di religione e culto (processioni, Messe e altro), di conservare il SS. Sacramento e di celebrare la Santa Messa nella casa per anziani Mons. Colloca, compresa l’annessa aula polifunzionale revocando ogni facoltà precedentemente concessa”.

Mons. Renzo cita anche le disposizioni emanate da Papa Francesco nel Motu Proprio “Maiorem ac dilectionem”, dove è stabilito che sono proibite nelle chiese le celebrazioni o i panegirici sui “servi di Dio”, la cui santità di vita è tuttora “soggetta a legittimo esame. Ma anche fuori della chiesa bisogna astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l’inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull’offerta della vita del servo di Dio, comporti certezza della futura canonizzazione dello stesso”.

La decisione del vescovo calabrese nasce dopo la bocciaturra, da parte della Fondazione, delle modifiche statutarie proposte dal vescovo. Il decreto, già in vigore da oggi, sarà inviato, dopo i 30 giorni al Ministero dell’Interno per gli opportuni adempimenti civili, alla Nunziatura in Italia e alla Segreteria di Stato Vaticano, “già coinvolte nella vicenda” e infine alla Segreteria generale della Cei “per la dovuta informazione da fornire ai vescovi delle singole diocesi d’Italia”.

Commenta