‘Ndrangheta: DIA sequestra 142 mln beni a 69enne, accusato di rapporti con cosche

REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria, sotto le direttive della Dda, ha eseguito un sequestro di beni per un valore complessivo di 142 milioni di euro nei confronti di un imprenditore, Pietro Siclari, di 69 anni, accusato di avere intrattenuto rapporti con alcune cosche della ‘ndrangheta.

Siclari, attivo nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero, fu arrestato nel novembre del 2010 sempre dalla Dia.
Dalle indagini era emerso che il 69enne aveva intrattenuto rapporti con esponenti delle cosche ‘Libri’, “Alvaro” e “Barbaro di Plati'”. Per questo fu condannato, in primo grado, dal Tribunale di Reggio Calabria, a otto anni di reclusione.

Già nel maggio del 2015 i beni dell’imprenditore erano stati confiscati, ma alla fine del 2016 la Corte d’appello di Reggio ne aveva disposto il dissequestro.

Successivamente la Dia ha condotto ulteriori accertamenti che hanno consentito alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di emettere un nuovo provvedimento di sequestro nei confronti di Siclari.

Il nuovo provvedimento scaturisce da nuovi elementi di valutazione, dai quali emergono i rapporti intercorsi nel tempo tra il 69enne e gli esponenti di spicco della cosiddetta ‘ndrangheta della montagna, con particolare riferimento alle cosche ‘Serraino’ e ‘Alvaro’, i rapporti tra Siclari e la cosca ‘Libri’, nonche’ il pieno inserimento dello stesso nell’ambito della componente riservata della ‘ndrangheta, come emerso dalle indagini condotte nell’ambito dei procedimenti ‘mammasantissima’ e ‘fata Morgana’.

Oggetto del sequestro sono 87 immobili, tra appartamenti, ville, locali commerciali e terreni, e numerosi rapporti finanziari tra cui conti correnti, fondi comuni d’investimento e depositi titoli.

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