Due arresti per l’omicidio di Cocò, il bimbo ucciso a Cassano

imageFatta piena luce sul triplice omicidio di Cassano allo Ionio in cui mori’ il piccolo Coco’ Campilongo. I carabinieri hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due indagati. Si tratta di due persone di Firmo, piccolo centro del Castrovillarese: Cosimo Donato e Faustino Campilongo, esponenti dei clan Iannicelli, accusati di triplice omicidio e distruzione di cadaveri. Il provvedimento emesso dalla Dda di Catanzaro. Ricostruiti dagli inquirenti modalita’ e movente dell’efferato omicidio avvenuto il 16 gennaio del 2014. Insieme al nonno e alla compagna fu ucciso bruciato anche Coco’, un bimbo di soli tre anni. Sulla vicenda intervenne anche Papa Francesco.

Erano già detenute le due persone accusate di avere eseguito materialmente, nel gennaio del 2014, a Cassano allo Jonio, l’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, di tre anni, del nonno, Giuseppe Iannicelli, e della compagna marocchina di quest’ultimo, bruciandone poi i cadaveri. Ai due i carabinieri di Cosenza, insieme a quelli del Ros, hanno notificato nel carcere di Castrovillari (Cosenza), dove sono ristretti, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. I presunti assassini di Cocò Campolongo erano già detenuti perché arrestati per traffico di droga nel 2014 sempre dai carabinieri di Cosenza in un’indagine sulla “cosca degli zingari”.

Gli arresti sono stati compiuti stamani dai carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Cosenza che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro. I due devono rispondere del triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, 52 anni, della compagna marocchina Ibtissam Touss, di 27, e – appunto – del nipotino dell’uomo, Nicola ‘Cocò’ Campolongo, di tre anni. I loro cadaveri furono trovati carbonizzati all’interno di un’autovettura. Le indagini accertarono che i tre furono uccisi con diversi colpi imagedi pistola; poi, i corpi furono bruciati. Il 26 gennaio 2014, dieci giorni l’omicidio, Papa Francesco rivolse a Cocò un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro: chi ha ucciso un bambino così piccolo, “con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità”, “si penta e si converta”, aveva detto il Pontefice, che qualche mese dopo incontrò anche il padre del bimbo, detenuto nel carcere di Castrovillari.

Le indagini dei Carabinieri che hanno portato all’arresto di due presunti responsabili del triplice omicidio di Cassano allo Jonio – dove furono uccisi il piccolo Cocò Campolongo, il nonno e la sua compagna – oltre a ricostruire il delitto fin dalle fasi preparatorie, “hanno consentito di individuare il movente, di documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio della sibaritide”. Lo sottolineano gli investigatori. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa presieduta dal Procuratore nazionale antimafia, che si terra’ alle 11 presso la sede del Comando provinciale carabinieri di Cosenza.

Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso il 16 gennaio 2014 insieme al nonno ed alla compagna di quest’ultimo, veniva usato dal congiunto, che lo portava sempre con sé, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti. É quanto hanno riferito i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.

Sarebbe da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico della droga l’agguato. È quanto é emerso dalle indagini che stamattina hanno portato all’arresto dei due presunti responsabili del triplice omicidio. Iannicelli, che sarebbe stato legato alla cosca degli zingari, che gestisce il traffico della droga nella zona dell’alto Jonio cosentino, avrebbe tentato di assumere un ruolo autonomo e per questo motivo sarebbe stato assassinato. (ANSA)

Commenta