Crollo in via Belvedere, Collettivo Autonomo Altra Lamezia: “Chi sono i responsabili?”

crollobelvedereLAMEZIA TERME (CZ) – “Ancora un crollo nel centro storico, ancora abitazioni abbandonate, fatiscenti, lasciate crollare da incuria e indifferenza. Ancora una volta a rischio l’incolumità e la sicurezza degli abitanti dei nostri quartieri”.

Il Collettivo Autonomo Altra Lamezia, denunciando l’ultimo crollo avvenuto in via Belvedere, riprende quello che è un grande problema per la città. “Ogni anno si ripete il triste copione: con le abbondanti piogge invernali diverse case subiscono crolli e cedimenti.

Questa volta è toccato a degli immobili situati in via Belvedere, case che si sono letteralmente sbriciolate andando a finire sul parco sottostante.

Per diverso tempo – ricordano gli esponenti del movimento – abbiamo denunciato lo stato di abbandono e di degrado di quell’area che, insieme ad altre realtà e persone, abbiamo riqualificato e bonificato, tenendola al riparo per mesi da siringhe e rifiuti di ogni genere.

Già due anni fa era stata denunciata la pericolosità del muro crollato con una chiamata ai Vigili del Fuoco che, dopo un sopralluogo, avevano segnalato tutto al Comune.

E il Comune aveva “isolato” l’area ritenuta pericolosa con una fila di transenne che poi, nel corso del tempo, qualcuno aveva pensato bene di rubare. Nessun intervento reale mirato a evitare quanto poi è successo.

Il crollo di via Belvedere rappresenta solo l’ultimo esempio di una politica abitativa completamente sbagliata orientata alla costruzione di alloggi in nuove aree urbane – con vantaggi economici solo per i soliti palazzinari – senza però tenere conto del patrimonio immobiliare esistente che, se opportunamente riqualificato, basterebbe a soddisfare le esigenze abitative cittadine.

Incentivi al recupero dell’esistente e Interventi pubblici di riqualificazione con destinazione degli alloggi così recuperati a soggetti in difficoltà potrebbero bloccare l’abbandono e lo spopolamento dei centri storici e allo stesso tempo potrebbero porre un freno al consumo del suolo nelle periferie.

Le soluzioni esistono e sono facilmente realizzabili, basterebbe solo rompere con le logiche del profitto e considerare casa e territorio beni fondamentali per tutti”.

 

 

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