Incidente ferroviario dell’anno scorso, sindaco Soveria: “Natalina non si può dimenticare”

littorine_incidenteSOVERIA MANNELLI (CZ) – È trascorso ormai un anno dall’incredibile incidente ferroviario del sei marzo 2014, quando due littorine delle Ferrovie della Calabria, che viaggiavano in direzione opposta, si scontrarono su un tratto a binario unico, tra Gimigliano e Cicala.

I soccorsi furono immediati ed io insieme ad altri sindaci ci recammo sul posto. Tanti i feriti, tra cui alcuni gravi come Natalina Talarico, di Soveria Mannelli, che quel giorno si stava recando al lavoro (precario) a Catanzaro. Dal momento dello scontro, però, è come se si fossero perse le sue tracce: nessuno ricorda quell’elicottero che l’ha portata all’Annunziata di Cosenza dove è stata ricoverata in Rianimazione per stato vegetativo postraumatico; nessuno ha parlato di ciò che ha sofferto. Nemmeno le Fdc hanno chiesto di lei, ad eccezione di Giuseppe Macrina, uno dei due conducenti. Eppure Natalina, attualmente ricoverata nell’Istituto Sant’Anna di Crotone dove è giunta dopo essere stata trasferita da un ospedale all’altro nel tentativo di “stabilizzarla”, oggi è ridotta ad un vegetale, con una invalidità del 95%: è come se, con il suo esile corpo, avesse assorbito tutta la violenza dell’impatto dei due convogli, frantumandosi essa stessa.

Dopo qualche mese di degenza ospedaliera si è risvegliata. Si provi solo ad immaginare il dramma umano di chi si è addormentato, in un giorno qualunque, sapendo di viaggiare alla volta del luogo di lavoro, per risvegliarsi dopo mesi in un ospedale, senza riuscire a percepire il suo corpo, senza potersi muovere, senza riuscire a riconoscersi allo specchio, senza la sua vita. E, man mano che la consapevolezza di ciò che è stato, che è e che sarà, fa spazio nella sua mente, trovarsi a subire anche il devastante tracollo psicologico di chi vuole fortissimamente credere che ciò non sia mai accaduto o che ancora potrebbe esserci una via d’uscita, ma che non riesce a scorgere, che deve convivere con un corpo che non sembra essere più il suo, in una vita che non può essere vera.

Con lei tutta la famiglia è precipitata in un baratro consapevole che bisogna affrontare questa nuova situazione e sapendo che comunque si è sconfitti, che l’unica vittoria potrà essere quella di riavere a casa, chissà quando, una persona, una moglie, una mamma, totalmente dipendente dagli altri e che può vivere solo grazie alle amorevoli cure dei suoi familiari e di personale medico ed infermieristico specializzato.

Il suo appello e quello dei suoi familiari è di non essere dimenticati da chi ha la responsabilità di tutto questo, di non essere trattati solo come una pratica destinata ad impolverarsi, ma come persone che stanno vivendo un dramma umano e sociale di dimensioni quasi incomprensibili per chi ne è all’esterno.

È vero che ufficialmente sono stati svolti tutti i rilievi del caso da parte della Magistratura, che è stato allertato l’Ustif (ufficio speciale trasporti a impianti fissi), che vi sono otto indagati reputati dalla Procura responsabili del disastro, che devono rispondere di disastro colposo, lesioni colpose e cooperazione colpose, ma è altrettanto vero che sui giornali si è letto semplicemente che gli indagati devono rispondere per aver provocato a quattro passeggeri lesioni personali giudicate guaribili in 10-15 giorni.

Ci auguriamo che si tratti di una “semplice svista”, così come siamo consapevoli che la posizione di Natalina sarà adeguatamente considerata dagli organi inquirenti. Certo è che l’indifferenza di Fdc lascia assai basiti. Non sapremmo se leggerla come un semplice gesto di eccessiva prudenza per le indagini in corso o come una vera e propria mancanza di coraggio nell’assunzione di responsabilità verso la principale vittima di un disastro ferroviario assolutamente inaccettabile.

Anche la Regione Calabria, socio unico di FdC, ha mancato di fare sentire in modo adeguato la propria vicinanza alla vittima.

Ma è evidente che la questione non si risolverà facendo finta di niente.

Qui si tratta di un caso che è il simbolo dello stato in cui versano le infrastrutture nella nostra regione. Dopo l’incidente della Fiumarella di 50 anni fa, che ancora ricordiamo rabbrividendo, generazioni di sindaci si sono adoperati chiedendo a gran voce investimenti sulla importantissima tratta ferroviaria a scartamento ridotto che collega Catanzaro a Cosenza, per non isolare le aree interne e per dare dignità di cittadinanza a tutte le popolazioni interessate. Con le morti di cinquant’anni fa si sono fatti tanti convegni e tante chiacchiere, ma poi il tempo in qualche modo ha cancellato il dolore.

Con Natalina questo non potrà avvenire perché la sua stessa esistenza sarà il simbolo dell’inconcludenza della politica regionale del passato e sarà da monito per tutti coloro che hanno responsabilità decisionali per il futuro. Il simbolo vivente dei lavoratori precari, pendolari, che nel 2014 ancora rischiano la vita sulle littorine delle Fdc.

Mi rivolgo a tutti i colleghi sindaci dei comuni interessati dalla tratta ferroviaria in questione affinché sia mantenuta alta l’attenzione degli amministratori e ferme le istanze rivolte alla politica regionale al fine di ottenere i necessari investimenti in infrastrutture e sicurezza per i nostri concittadini.

Giuseppe Pascuzzi
Sindaco di Soveria Mannelli

 

Commenta