Grande partecipazione al dibattito “Costituzione e Paesaggio” organizzato da Libertà e Giustizia a Lamezia

costituzione_paesaggio2LAMEZIA TERME (CZ) – Cambiare rotta nelle politiche del territorio orientando il dibattito politico e amministrativo dell’intera area compresa nel golfo di Sant’Eufemia verso la sostenibilità ambientale. Questo l’obiettivo dichiarato del circolo lametino dell’associazione Libertà e Giustizia che ha organizzato nei giorni scorsi presso il chiostro di San Domenico a Lamezia Terme un dibattito pubblico dal titolo “Costituzione e Paesaggio”. Un dibattito che ha visto un’ampia partecipazione di cittadini e che si è trasformata in una vera e propria assemblea pubblica, con tanti interventi, circa 15 da parte di architetti, ingegneri, professori, amministratori, tutti giunti presso la struttura comunale per dare il proprio contributo e discutere di un problema, quello ambientale, che è diventato negli anni il tema principale nel dibattito pubblico, soprattutto calabrese. L’iniziativa è stata introdotta da una mostra fotografica curata dagli architetti Emanuele Cannatà, Carlo Pontoriero e Guido Cimino, con la quale l’associazione ha voluto evidenziare allo stesso tempo la bellezza del nostro prezioso paesaggio e come essa sia stata contaminata e vituperata dall’opera dell’uomo, sia in qualità di amministratore che da privato cittadino, incapace di preservarne il fascino.

Un diritto, quello all’ambiente, che pur non essendo esplicitamente espresso dalla nostra Costituzione, trova ragion d’essere nell’articolo 9 e viene sancito più volte dalla Corte Costituzionale che lo ha definito “valore costituzionalmente protetto”. Un diritto che è inevitabilmente intrecciato con il diritto alla salute ma che tuttavia non viene ancora considerato così inalienabile. Ecco perché è arrivato il momento di cambiare rotta. «Il nostro convincimento – ha evidenziato il coordinatore lametino di Libertà e Giustizia, Mario De Grazia – è che una politica e una gestione amministrativa del territorio fondata sulla sostenibilità ambientale non solo può giovare alla qualità della vita di tutta la collettività, ma è anche presupposto per rilanciare il turismo e l’economia locale». Ripartire dalla Costituzione e dai suoi principi fondamentali, dunque, per fare buona politica, perché ispirarsi a quei valori sarebbe già un ottimo programma di governo. «Il diritto all’ambiente – ha specificato l’architetto Peppe Moraca – è assimilabile all’aria e all’acqua. Fa parte di quella categoria di bene primario. Il concetto di paesaggio è un concetto altissimo che tuttavia le pubbliche amministrazioni non hanno mai riconosciuto forzando la natura dei luoghi. A volte le amministrazioni chiudono gli occhi pensando di fare del bene con un metodo sbagliato che alla fine non può fare che del male».

Moraca critica apertamente anche le politiche urbanistiche adottate dal Comune di Lamezia, che d’altro canto sono seguite anche dalle altre amministrazioni comunali della Piana: «Il Comune di Lamezia ha le sue responsabilità con quella colata di cemento armato per fare il famoso lungomare alla Marinella. Stiamo lasciando segni indelebili della nostra cattiva visione della bellezza». L’architetto membro di Libertà e Giustizia lancia poi un avvertimento alla città che nonostante non registri da diversi anni un incremento demografico, continua la sua espansione urbana incurante del territorio: «Sappiate che l’acqua ricorda sempre da dove è passata. Se qui dovesse arrivare una bomba d’acqua la città cadrebbe in ginocchio e le vittime potrebbero essere davvero tante. Ci sono troppe case costruite a ridosso se non addirittura al di sopra dei torrenti e in zone non edificabili». C’è poi chi ha evidenziato come l’economia del mattone a Lamezia si sia arrestata non per questioni di carattere ambientale ma semplicemente per l’arrivo della crisi economica che ha frenato anche gli investimenti nell’edilizia. Altri hanno messo in rilievo la scarsa cura anche delle piccole cose che col tempo provocano degrado e disastri ambientali. E l’urbanizzazione selvaggia, che spesso e volentieri si traduce in abusivismo edilizio, non solo aumenta il rischio di dissesto idrogeologico e di alluvioni, ma contribuisce enormemente all’inquinamento dei nostri mari, la principale risorsa del territorio. Diventa, insomma, una questione culturale, che non può ridursi a una questione amministrativa. In questo senso, le responsabilità vanno ripartite equamente tra amministratori e cittadini che troppo spesso hanno dimostrato di non avere cultura ambientalista. Bisogna, dunque, inculcare nei giovani il valore culturale del territorio e far capire che anche l’esterno di un edificio è un bene collettivo. Far capire agli amministratori che i beni culturali e paesaggistici non rappresentano necessariamente una spesa, ma possono essere una risorsa. E soprattutto serve uscire da quella logica campanilistica che impedisce qualsiasi programmazione ad ampio raggio e duratura nel tempo che interessi tutti i comuni che ricadono nel golfo di Sant’Eufemia.

Come ha infatti chiarito la consigliera dell’Ordine degli architetti Silvia Aloisio, parafrasando Salvatore Settis e il suo libro “Paesaggio, Costituzione e cemento”: «La qualità ambientale non è un lusso ma una necessità. La qualità del paesaggio è sinonimo di democrazia e bisogna lavorare su questa consapevolezza e darne coscienza ai cittadini. Bisogna generare una visione che non può racchiudersi nei waterfront (i lungomare). Abbiamo ben 8 chilometri di costa che sono un patrimonio importante e che si possono valorizzare». A rappresentare la classe politica nel corso del dibattito, il consigliere regionale del Pd Antonio Scalzo, che ha chiarito come le leggi per tutelare il territorio e l’ambiente ci siano e che il problema principale in realtà sia la loro effettiva applicazione, e poi anche il sindaco di Lamezia, Gianni Speranza, e l’assessore ai Lavori pubblici, Rosario Piccioni, secondo il quale «oggi stiamo pagando il prezzo dell’abusivismo edilizio che ha guidato l’espansione della città negli anni ’70 e ’80. Ora stiamo cercando di ripartire dalla sostenibilità rimboccandoci le maniche e la città in questi anni sta facendo passi in avanti per quanto riguarda la qualità della vita. Il Parco Peppino Impastato ne è la prova tangibile».

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